di Ivana Orlando
Quando quel filo sottile diventa invisibile?
Quando lascia la lucida ragione per abbandonarsi all'oblio dell’alterato reale?
Chi sono i colpevoli?
Che cosa ha innescato l’altra metà del reale?
Quella a cui fa affidamento lo sguardo trasversale.
Lo stesso sguardo che Giorgio pone davanti ai miei occhi.
Giorgio, un ragazzo con una grande sensibilità e un grande cuore.
La mamma un medico di base. Il papà un imprenditore
Porgo ad entrambi un sorriso, quei sorrisi pandemici, percepiti attraverso la contrazione degli occhi. Quando sorridiamo con le labbra anche gli occhi sorridono parallelamente. Si incurvano leggermente, lasciando un piccolo spazio per lo sguardo.
Dettagli collaterali di questa pandemia. Quando non vi era la mascherina passavano in secondo piano, ora lo notiamo perché i nostri occhi sono l’unico mezzo comunicativo scoperto.
Ero più distante da loro, osservavo con occhio da ascoltatore i loro gesti, la loro simultaneità era quasi un unisonò tra cuore e anima.
E senza che me ne rendessi conto quella sintonia coinvolse anche me.
Naturalmente non resistetti, sono rare da vedere certe vibrazioni umane, chiesi del loro rapporto e cosa fosse successo.
Flavio, il padre di Giorgio, mi racconta...
I primi suoi anni di crescita sono stati pregni di sorrisi e di coccole.
Fin quando un giorno sentii dietro la porta della sua stanzetta, un leggero pianto, quasi impercettibile. Capii che era la madre.
Nessuno sapeva del suo rientro a casa.
Spinse di un soffio la porta avanti e vide la madre.
Stava acquattata dietro quelle luci azzurrine, emanate dal suo tablet, non voleva, esitò... lesse.
Giorgio per la prima volta si rese conto di aver solo cinque mesi per poter vivere sua madre.
La madre era gravemente malata.
Una malattia che ti cancella il passato e lascia nel presente l’ignoto.
Quando Giorgio si è allontanato per la prima volta da quello che definiamo reale ad una dimensione parallela?
Dopo la morte della madre, Giorgio, continuava a chiamarla al telefono.
Ascoltava la suoneria poi riagganciava.
Un giorno invece di interrompere la chiamata, finse di parlarle.
Capii che la sofferenza lo stava portando via dalla realtà.
E con il tempo la sua mente si convinse che forse era l’unico modo per restare in vita.
Un ricordo di Giorgio che più ti ha emozionato?
Eravamo al mare. Giorgio guardava le onde, non scostava lo sguardo.
Lo accarezzai e quando abbassai lo sguardo, era rattristito...
Giorgio mi fece notare un piccolo fiore dietro una pietra vicino la riva, mi avvicinai, era il Giglio di mare.
Un fiore raro, come poteva trovarsi poi in quel punto?
Era uno dei fiori preferiti di mia moglie. Giorgio mi fece capire che i suoi sorrisi, i suoi gesti non decifrabili a tutti, il suo visibile al nostro invisibile era ed è il suo equilibrio, il suo capezzale, il suo filo diretto con la madre.
E se questo serve ad alimentare i suoi sorrisi di cui io mi immergo, allora navigheremo insieme.
Mentre saluto Giorgio, Flavio, il padre di Giorgio, mi chiede un favore:
“Un ultima domanda la faccio io a lei, prima che Giorgio mi tenga il muso”.
Ho acconsentito con un cenno divertito.
“Può lasciarti il suo numero?”
Il mio O.K. e…
un grande grazie a Flavio e Giorgio.