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di Rinaldo Giovinazzo

Mi piace individuare, nei fenomeni, le relazioni di causa-effetto. E di fronte alla persistenza della didattica a distanza, che si protrae ormai da 14 mesi, ho pensato di scaricare i report di fine mese della Regione Calabria. Ho riportato nella seguente tabella i dati regionali incrementandoli con le colonne delle variazioni che si riferiscono, ovviamente, al mese precedente.

Andando a memoria, credo che le Scuole in Calabria siano state aperte a fine settembre quando la regione era ancora, nel cospetto nazionale, un’isola felice. Ad ottobre i contagiati, rispetto al mese precedente, sono quasi triplicati ed è stato automatico, ovvio, imputare di questo incremento l’azione delle Scuole, soprattutto di quelle superiori.

La politica è intervenuta subito obbligando, già nell’ultima settimana di ottobre, alla didattica a distanza tutte le Istituzioni Scolastiche Regionali.

Individuata nella Scuola la fonte principale della espansione del morbo, era logico aspettarsi, magari a qualche settimana di distanza dal provvedimento, quello che gli esperti definiscono un “raffreddamento dell’epidemia”.

Quindi se è accettabile e/o proponibile, pure congruente con i tempi di trasmissione e di maturazione del virus, l’incremento di novembre, risulta di difficile comprensione l’idea che le Scuole, in Calabria, contagino pure quando sono chiuse! Di fatto, facendo sempre riferimento alle Scuole superiori, in pratica queste sono sempre state obbligate alla didattica a distanza da reiterate ordinanze regionali che prima imponevano la chiusura delle Scuole e dopo delegavano la scelta sul tipo di didattica alle famiglie.

Ordinanze regionali, queste, spero frutto di pareri di pedagoghi, virologi ed esperti vari e non del bisogno di assecondare, in questo periodo preelettorale, i desiderata e le paure che i genitori apprensivi esprimono sui social.

Ordinanze ripetute intese a bypassare, con furbizia bertoldesca, retaggio dell’esperienza borbonica, le disposizioni governative contenute nell’art. 2 del decreto legge n. 44 del 2021.

L’ordinanza n. 22 del 10 aprile, infatti, firmata dal facente funzioni raccomanda in Calabria, “per le scuole superiori, di favorire la didattica digitale integrata per tutti gli studenti le cui famiglie ne facciano esplicita richiesta, nell’ottica di una migliore gestione organizzativa, anche alternativa al differenziamento degli orari ingresso/uscita”.

Evidentemente gli esperti regionali continuano a vedere nelle Scuole la fonte delle infezioni, il laboratorio dove si allevano gli untori. Ma i grafici sui contagi e sui decessi, sopra riportati, come si coniugano con le Scuole chiuse?

Le rappresentazioni hanno, simmetricamente, andamenti lineari con due diverse pendenze: molto lieve (quasi piatta) fino alla fine di ottobre e molto più accentuata a decorrere dalla chiusura delle Scuole. Siccome la pendenza rappresenta l’incidenza mensile di contagiati e deceduti, mi sembra paradossale, anacronistico, ossimorico, se la statistica e la matematica hanno un senso, imputare alle Scuole l’incremento della pandemia: è chiaro che la presenza scolastica non è una variabile che influenza il fenomeno!

Se poi si vuole riflettere un po’, ma senza pretendere di creare consensi, quella che subisce le conseguenze di decisioni assunte con leggerezza, forse per assecondare i followers, è una generazione bloccata che ha passato gli ultimi 14 mesi in pigiama, con rapporti interpersonali tra pari limitati o assenti, che si sta convincendo che le difficoltà, le situazioni di imbarazzo, le prove, il confronto con gli adulti, si superano con pretesti sul funzionamento della cam e/o del microfono, sull’assenza della linea.

Ho sentito dire a gente che ne sa molto più di me che cominciano a riscontrarsi nei giovani problemi alimentari, disturbi del sonno, crescenti difficoltà di concentrazione. Forse stiamo facendo indebolire un’intera generazione, che di sicuro avrà il terrore di tornare a Scuola.

Se si pensa alle varie statistiche sulla qualità dell’Istruzione in Calabria, si è portati a credere che queste scellerate scelte, tinte di tolleranza, abbiano lo scopo di annullare completamente il livello della formazione culturale dei giovani calabresi; ma questo sarebbe un obiettivo troppo fine, assai intelligente per chi assume certe decisioni.

E poi, dove ci condurrà tutto questo buonismo/protezionismo familistico-istituzionale? Cosa succederà quando cadrà il paravento della copertura della video-distanza? I ragazzi si troveranno nudi e disarmati ad affrontare le situazioni di impaccio, di timore, di disagio che a Scuola anticipano le esperienze che dovranno affrontare, amplificate, nella vita.

E quale potrà essere la naturale conseguenza?

Probabilmente l’abbandono, la dispersione scolastica.

Ma questo è un effetto che, mi auspico, sicuramente è stato soppesato dai consulenti regionali, indubbiamente più attenti e competenti di me.
E spero solo di sbagliarmi.

 

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