di Massimo Reina
Se non ci fosse Putin, chi potrebbe governare la Russia? E, soprattutto, cosa succederebbe all'arsenale nucleare di quel Paese? È davvero un pensiero che fa venire i brividi. Pazzesco, direte voi, ma non possiamo fare a meno di farci questa domanda, come se le cose non fossero già abbastanza difficili da gestire.
La Russia non è quella dipinta da Repubblica
Se la Russia cadesse in un vuoto di potere, dove andremmo a parare? A chi dareste la guida di una nazione che, volenti o nolenti, è ancora uno dei giocatori più potenti sulla scena globale? E che dire del suo arsenale nucleare? Siamo davvero pronti ad immaginare cosa succederebbe se quei "pulsanti" finissero nelle mani sbagliate?
Facciamo un passo indietro. Putin è senza dubbio l’uomo che ha reso la Russia un attore imprevedibile sulla scacchiera globale. È un leader spigoloso, capace di alternare il pugno di ferro alla diplomazia, ma è anche uno a cui non frega niente di invadere la Polonia o la Finaldandia, che bada al sodo, ai suoi interessi e qualli del suo Paese. E’un interlocutore con cui, pur tra rigidità e autoritarismo, è possibile trattare e trovare compromessi.
Di certo non è un santo, ma nemmeno gli altri grandi della politica mondiale lo sono—da Biden a Macron, fino all’intero circo del potere occidentale. Eppure, da un giorno all’altro, dopo essere stato una figura importante all’intenro del contesto politico europeo e del mondo, è stato dipinto come l’incarnazione del male assoluto, il nemico per eccellenza, dagli stessi che gli stringevano la mano come amici e lo osanavano,con una narrazione gonfiata da propaganda e informazioni distorte. Senza mai riflettere sulle conseguenze della sua eventuale uscita di scena, che potrebbe spalancare scenari ben più pericolosi di quelli che oggi si vuole esorcizzare.
Oligarchi e neo-nazisti al potere
Mettiamo da parte per un momento le etichette facili, le immagini da cartone animato di Putin come l'incarnazione del male assoluto. Se sparisse, non ci sarebbe un governo che prenderà il suo posto. No, non ci sarà un leader filo-occidentale pronto a abbracciare il capitalismo globale con la stessa foga con cui si brindano le vittorie elettorali in Europa. La Russia è un Paese che ha una sua cultura di potere, una visione del mondo che poco ha a che fare con i discorsi mielosi che ci vengono propinati da Bruxelles o Washington.
Tanto più se si considera la deriva autoritaria che va consolidandosi in Europa, dove figure come Ursula von der Leyen sembrano accarezzare l'idea, nemmeno troppo velata, di un'Unione in cui le elezioni siano un fastidioso ricordo e i governi vengano selezionati da una ristretta cerchia di “eletti” (sic!). Oppure, nella migliore delle ipotesi, sogna che ogni voto popolare sia posto sotto il vigile controllo di qualche oscura autorità speciale, pronta ad annullare l'esito delle urne se questo non rispecchia i desideri dell'élite europea. Una visione inquietante, degna di un romanzo distopico, eppure sempre meno lontana dalla realtà.
Quindi, chi potrebbe subentrare? Un oligarca? Un generale? Un uomo dei servizi segreti, o di quell’estrema desta russa che odia lo Zar e addirittura combatte a fianco degli ucraini? Di certo sarebbe più spietato del "nostro" Putin. Qualcuno che ha le mani sporche di sangue, ma con una visione decisamente meno pragmatica e più ideologica, meno interessato a un compromesso e più orientato verso il consolidamento di un potere assoluto. Un vuoto di potere in Russia potrebbe essere il terreno fertile per una lotta interna tra fazioni, con chiunque provi a prendersi quello che resta del Paese come un trofeo. E dopo resterebbero le singole regioni russe sfaldarsi in micro-stati. Potremmo davvero gestire una Russia così?
Un micro-cosmo di minacce nucleari
Immaginate un Paese diviso in tanti pezzettini, ognuno con il suo arsenale nucleare, ognuno con la sua politica estera. Una situazione da far tremare le vene ai polsi. Se una sola delle nuove “repubbliche” decidesse di non essere più sotto il controllo di Mosca, e volesse fare il bello e il cattivo tempo con gli altri, senza un governo centrale che regoli la scacchiera, sarebbe un incubo. Non solo per i russi, ma per tutti noi. E qui arriva la domanda cruciale: non sarebbe più pericoloso avere una Russia divisa in tante micro-nazioni piuttosto che governata da uno come Putin? Chi potrebbe garantire che l'arsenale nucleare non finisca nelle mani sbagliate, che una parte del Paese non decida di giocare la sua partita e di "minacciare" il resto del mondo?
Siamo davvero pronti a immaginare questa Russia come il centro di una miriade di fuochi incrociati, con il rischio che ognuno di quei micro-stati possa sviluppare il proprio piano nucleare, il proprio esercito, il proprio sogno di potenza? Non vi sembra che, tutto sommato, Putin non sia poi così pazzo nel voler mantenere il controllo su un Paese così vasto e così esplosivo?
La Russia senza Putin sarebbe davvero una minaccia globale
L’alternativa alla sua leadership potrebbe essere quella di un Paese che, pur cercando di risolversi al proprio interno, si getta nel caos, scomposto, senza una guida sicura e con risorse enormi che potrebbero finire nelle mani sbagliate. E quel che più ci preoccupa è che, in un mondo già instabile, un paese come la Russia, senza una direzione chiara, sarebbe un gigantesco punto interrogativo.
Allora, forse la riflessione più scomoda di tutte è che Putin, pur con tutti i suoi limiti e difetti, che oggi poi non sono così diversi da quelli di tanti presidenti occidentali che si definiscono “democratici”, rappresenta l’unica cosa che ancora impedisce alla Russia di andare a sbattere contro il muro. Non è il diavolo, non è l'eroe, ma sicuramente è l'unico che tiene un minimo di equilibrio in un mondo che, senza di lui, rischierebbe di sprofondare nel baratro. La Russia, senza Putin, potrebbe davvero diventare una polveriera nucleare, pronta a esplodere con la potenza di un "pulsante" che nessuno riuscirebbe più a controllare.
E mentre l'Occidente si guarda allo specchio, convinto di avere sempre la verità in tasca, magari è il caso di porsi una domanda: ma davvero vogliamo rischiare che la Russia diventi un altro "grosso problema" che nessuno sa come gestire?