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di  Massimo Reina

 

Immaginate di essere in campo per una partita di calcio. Da una parte c'è la squadra dell'accusa, dall'altra quella della difesa. Al centro c'è l'arbitro, che deve giudicare in modo imparziale chi ha ragione e chi ha torto. Ora, provate a immaginare cosa succederebbe se l'arbitro fosse un ex-giocatore di una delle due squadre, che magari ha ancora tanti amici lì dentro. Sarebbe difficile fidarsi del suo giudizio, vero?

Questo, in parole povere, è il problema della giustizia italiana oggi. Giudici (gli arbitri) e pubblici

ministeri (gli accusatori) non sono solo colleghi: hanno fatto lo stesso concorso, appartengono alle stesse correnti e persino al medesimo "club", cioè il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che decide carriere, promozioni e sanzioni. Risultato? C'è il rischio che il giudice non sia davvero indipendente, ma che in qualche modo “favorisca” l'accusa.

La separazione delle carriere è la soluzione per risolvere questo problema. Vediamo insieme cosa significa e perché è importante.

 

Cosa vuol dire separare le carriere?

Oggi giudici e pubblici ministeri seguono lo stesso percorso: entrano con lo stesso concorso, possono scambiarsi i ruoli durante la carriera e rispondono allo stesso organo, il CSM. La separazione delle carriere vuole creare due percorsi diversi e ben distinti:

Il pubblico ministero (PM) sarà il magistrato che si occupa di raccogliere prove e portare avanti l'accusa.

Il giudice, invece, sarà colui che ascolta entrambe le parti (accusa e difesa) e decide chi ha ragione, basandosi solo sulle prove, in maniera imparziale.
Questo significa che giudici e pubblici ministeri avranno concorsi diversi, carriere separate e organi di autogoverno distinti. Il giudice sarà veramente un “arbitro terzo”, senza nessun legame con l'accusa.

 

Perché è importante?

La separazione delle carriere serve a garantire un principio fondamentale: chi giudica deve essere imparziale e indipendente.

Oggi, invece, il sistema italiano crea una “vicinanza” tra giudici e pubblici ministeri che può far nascere dubbi. Pensate a un processo: l'accusa e la difesa portano prove, testimonianze e argomentazioni. Il giudice deve valutare tutto senza favoritismi. Ma se il giudice e il pubblico ministero sono colleghi, magari appartenenti alla stessa corrente, come si può essere sicuri che il giudice non dia un occhio di riguardo all'accusa?

Con la separazione delle carriere, questa vicinanza sparirà. Giudici e pubblici ministeri non avranno più legami di carriera o dipendenza reciproca. Il giudice sarà un vero arbitro, imparziale e indipendente, come deve essere in ogni democrazia moderna.

 

Cosa cambierà con la riforma?

La riforma prevede tre grandi novità:

A. Due percorsi separati per giudici e pubblici ministeri 

Ognuno avrà il proprio concorso, la propria carriera e il proprio organo di controllo. Questo garantisce che il giudice non abbia mai legami con chi accusa.

B. Un Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) per ciascuno

Oggi esiste un unico CSM che governa sia i giudici che i pubblici ministeri. Questo crea un sistema di influenze e favoritismi. Con la riforma, ci saranno due CSM separati: uno per i giudici, l'altro per i pubblici ministeri.

C. Sanzioni più giuste per i magistrati

Oggi i magistrati che sbagliano vengono giudicati da colleghi del CSM. Risultato? Poche sanzioni e molta indulgenza. La riforma creerà un'Alta Corte Disciplinare, composta da giudici, avvocati e professori universitari, per garantire punizioni più eque e trasparenti.

 

Perché alcuni magistrati si oppongono?

Non tutti i magistrati sono d'accordo con la riforma. Alcuni sostengono che separare le carriere metterebbe a rischio l'indipendenza della magistratura. Ma è davvero così?

La verità è che molti di loro difendono un sistema che dà alle correnti della magistratura (gruppi con orientamenti politici) un potere enorme. Queste correnti decidono carriere, promozioni e nomine, creando una sorta di “casta” interna alla magistratura. Separare le carriere e i CSM significherebbe rompere questo meccanismo.

 

Cosa guadagnano i cittadini?

Con la separazione delle carriere, i cittadini avranno finalmente una giustizia più equa e trasparente. Un giudice davvero indipendente garantirà processi più imparziali, dove accusa e difesa partono alla pari. E una giustizia più credibile significa più fiducia nelle istituzioni.

La separazione delle carriere non è un attacco alla magistratura, ma una riforma per migliorarla. Garantisce che i giudici siano imparziali, elimina i conflitti d’interesse e restituisce trasparenza a un sistema che, per troppo tempo, ha favorito privilegi e influenze.

Come in una partita di calcio, anche nei tribunali l’arbitro deve essere neutrale. E questa riforma è il fischietto che mancava per assicurarlo.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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