di Monica Vendrame
Stop ai quiz a crocette e addio al vecchio numero chiuso all’ingresso. La Camera ha approvato in via definitiva, con 149 voti a favore e 63 contrari, la riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. La legge cancella i test di ammissione precedenti all’iscrizione e delega il governo a definire, entro un anno, i decreti attuativi per la revisione delle modalità di accesso. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha annunciato che “da settembre si volta finalmente pagina”, promettendo una rivoluzione che partirà già dal prossimo anno accademico.
La nuova legge prevede che l’immatricolazione al primo anno di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria sia libera, senza i tradizionali test di ammissione su cultura generale e materie scientifiche. Questi test, che negli anni hanno generato polemiche, ricorsi e un fiorente mercato di corsi di preparazione privati e costosi, saranno sostituiti da un sistema di selezione basato sui crediti e sui voti ottenuti negli esami del primo semestre. Solo gli studenti che avranno raggiunto un punteggio utile in una graduatoria nazionale unica potranno proseguire con il secondo anno.
La selezione, quindi, non scompare, ma viene spostata dalla soglia d’ingresso alla fine del primo semestre. Questo cambiamento, secondo il governo, renderà il sistema più equo e meritocratico, permettendo agli studenti di dimostrare le proprie capacità durante il percorso accademico anziché in un unico test iniziale. Resta, tuttavia, il numero programmato di posti disponibili.
Un altro pilastro della riforma è l’aumento dei posti disponibili. Nei prossimi sette anni, le università italiane accoglieranno 30.000 aspiranti medici in più, con un’apertura progressiva che terrà conto delle esigenze del sistema sanitario nazionale. La sede di studio sarà assegnata in base alla graduatoria nazionale, alle preferenze degli studenti e alla disponibilità di posti negli atenei.
Chi non supererà la selezione al termine del primo semestre potrà comunque continuare gli studi scegliendo un corso di area scientifica, senza perdere l’anno. Gli esami sostenuti, se compatibili con il nuovo percorso, saranno riconosciuti come validi.
Le reazioni: entusiasmo del governo e critiche delle opposizioni
La riforma ha diviso il Parlamento. La maggioranza esulta, definendola una “svolta storica” che renderà il sistema più equo e meritocratico. Grazia Di Maggio di Fratelli d’Italia ha sottolineato che “oggi mettiamo fine a un sistema iniquo che per troppo tempo ha privilegiato la sorte rispetto al vero merito”. Rita Dalla Chiesa di Forza Italia ha ringraziato la ministra Bernini per “la tenacia e il coraggio” nel portare avanti la riforma, aggiungendo che “le nostre eccellenze hanno il diritto di non lasciare il nostro paese” e che “abbiamo bisogno di medici”. Simona Loizzo della Lega ha definito la riforma “ambiziosa” e dedicata ai giovani, con l’obiettivo di potenziare il servizio sanitario nazionale.
Tuttavia, le opposizioni non nascondono le loro perplessità. Secondo alcune voci critiche, la riforma non abolisce realmente il numero chiuso, ma semplicemente posticipa la selezione di sei mesi. Elisabetta Piccolotti di Avs ha dichiarato: “Dite che eliminerete il numero chiuso e invece stiamo votando un provvedimento che lo mantiene. La selezione viene solo posticipata”. Anche Roberto Giachetti di Italia Viva ha annunciato il voto contrario, sostenendo che “si lascia tutto nell’incertezza” e che questa era un’occasione per una riforma strutturale e seria. Elena Bonetti di Azione ha aggiunto: “Questo provvedimento non toglie il numero chiuso”.
Irene Manzi del Partito Democratico ha criticato duramente la riforma, definendola “un bluff ai danni delle università, degli studenti e delle loro famiglie”. Secondo il Pd, il provvedimento non risolve i problemi del Servizio Sanitario Nazionale e perpetua un sistema iniquo.
Per rendere operativa la riforma, saranno necessari i decreti attuativi, che la ministra Bernini assicura arriveranno in tempi rapidi. Al ministero dell’Università è già stato istituito un tavolo tecnico di lavoro, che vede la partecipazione di esperti come l’ex rettore della Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio, e l’endocrinologo Andrea Lenzi.
Mentre le università statali si preparano ad applicare la nuova normativa, gli atenei privati hanno già annunciato che manterranno i tradizionali test di accesso per il prossimo anno accademico.
La riforma dell’accesso a Medicina rappresenta un cambiamento significativo nel panorama universitario italiano. Se da un lato promette di rendere il sistema più inclusivo e meritocratico, dall’altro solleva dubbi e preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione delle università e l’effettiva eliminazione del numero chiuso. Il prossimo anno accademico sarà cruciale per valutare l’impatto reale di questa riforma, che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per la formazione dei futuri medici in Italia.