di Massimo Reina
In Italia la giustizia è diventata un’arma da guerra. Non contro i criminali, quelli veri, che spesso la fanno franca. Ma contro i governi sgraditi, quelli che osano rimettere mano alle toghe, toccare certi privilegi e minacciare di far saltare il sistema. Lo abbiamo visto con Berlusconi, lo vediamo con Giorgia Meloni. E il caso Almasri è solo l’ultima cartuccia sparata dalla magistratura politicizzata per provare a sfiancare l’esecutivo. Nessuno vuole difendere qualcuno in particolare, chi scrive è dichiaratamente apolitico: ma solo raccontare i fatti, senza discriminazioni di sorta.
Il reato? Essere il governo sbagliato
Riassumiamo i fatti, quelli veri, senza le fanfare dei giornaloni. Osama Njeem, noto anche come Almasri, è il comandante della polizia giudiziaria libica, responsabile della prigione di Mitiga vicino a Tripoli. Il 18 gennaio 2025, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, accusandolo di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia dal febbraio 2015 in poi.
Il 19 gennaio 2025, Almasri è stato arrestato a Torino, in Italia, ma successivamente rilasciato a causa di un vizio procedurale legato alla mancata consultazione preventiva con il Ministro della Giustizia italiano. Dopo il rilascio, è stato rimpatriato a Tripoli su un volo di Stato italiano, suscitando polemiche e richieste di spiegazioni da parte della CPI. Un caso? No, una trattativa diplomatica non dichiarata, come se ne fanno da decenni in tutto il mondo. Ma siccome a gestirla è il governo Meloni, ecco che la magistratura si risveglia di colpo e apre un’indagine. Siamo ufficialmente nella giustizia a orologeria.
Due pesi e due misure: la “legge” dell’aristocrazia togata
Ora, facciamo un giochino. Casi simili al mondo? Ce ne sono a palate. Ma se li fanno Francia, Germania, UK o USA, tutto a posto. I nostri cugini d'oltralpe proteggono da anni gli ex terroristi delle Brigate Rosse con la famosa "dottrina Mitterrand", fregandosene dei mandati italiani. Nessuno scandalo, nessuna indagine.
Il Regno Unito ha protetto per anni Abu Qatada, predicatore islamista legato ad Al-Qaeda, e ha rifiutato l’estradizione perché in Giordania avrebbero potuto torturarlo. Quando l'Italia chiede un terrorista, guai; quando lo fanno gli USA, subito ai loro piedi. E poi abbiamo la Germania, che nel 2018 arresta Carles Puigdemont, l’ex presidente catalano, su mandato della Spagna. Poi però lo libera perché "mancano i presupposti legali per la ribellione". Ah, quindi gli altri paesi possono valutare i reati altrui, ma se lo fa l’Italia diventa un caso di stato? Infine gli immancabili USA: hanno rifiutato di estradare diversi loro cittadini accusati di crimini da altri paesi. Ma loro possono, perché sono la "democrazia perfetta". E qui ci fermiamo, anche se il discorso sarebbe lungo e coinvolgerebbe anche alcuni “Governi” di centro sinistra, dal Lodo Moro agli anni del PD.
Ora ditemi: dove sono i processi in Francia, UK e Germania per mancata estradizione? Dove sono le inchieste per i governi di quei paesi?
Il bersaglio sono la Meloni e la sua riforma della Giustizia
Diciamoci la verità: il problema non è Almasri. Il problema è che Giorgia Meloni ha osato mettere mano alla magistratura. Ha osato dire che bisogna riformare il sistema, frenare gli eccessi del potere giudiziario e ridare equilibrio alla giustizia. E questa, per certi magistrati, è lesa maestà.
La realtà è che la magistratura in Italia è un potere incontrollato, capace di silurare governi sgraditi e salvare quelli amici. Se lo stesso caso fosse accaduto con un governo di sinistra, non se ne sarebbe parlato nemmeno su un trafiletto di Repubblica.
Ma qui c’è una destra al governo. E allora parte il solito schema: **accusa, indagine, macchina del fango, condanna mediatica prima ancora che giuridica.**
L’ultima farsa della giustizia selettiva
Se la giustizia fosse davvero uguale per tutti, allora Netanyahu, accusato proprio dalla Corte Penale Internazionale di crimini di guerra, non sarebbe stato accolto in mezzo mondo con tutti gli onori. Se la giustizia fosse davvero uguale per tutti, allora i terroristi rossi in Francia sarebbero già in carcere. Se la giustizia fosse davvero uguale per tutti, l’America non avrebbe una lunga lista di criminali mai estradati in altri paesi.
Ma la giustizia in Italia non è uguale per tutti. È una giustizia che si muove a comando, secondo il colore del governo in carica. E oggi il colore è sbagliato per chi, nei palazzi della magistratura, ha sempre deciso chi può governare e chi no. Non si tratta di difendere questo o quel politico o partito, ma la democrazia.
Benvenuti nella Repubblica Giudiziaria Italiana, dove la legge non è uguale per tutti, ma per alcuni è molto più uguale che per altri.