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di  Massimo Reina

 

Se ne vanno finalmente dai social con la coda tra le gambe, e non si può dire che mancheranno a qualcuno. I cosiddetti fact-checker, quegli autoeletti custodi della verità assoluta, hanno passato anni a censurare, oscurare e indirizzare il dibattito pubblico, spesso con un approccio più politico che scientifico. Ora, dopo che X (ex Twitter) ha detto addio alla loro presenza tossica, anche Facebook e Instagram si preparano a disfarsi di questi guardiani partigiani. E la notizia non può che essere accolta con un liberatorio sospiro di sollievo.

X e Meta fanno pulizia: finalmente

Nati con la pretesa di separare il vero dal falso nell’era delle fake news, i fact-checker si sono rapidamente trasformati in strumenti di censura al servizio delle linee editoriali dei social e delle ideologie di chi li finanziava. Dietro la facciata neutrale si nascondeva spesso un’agenda politica chiara e per nulla imparziale.

Ricordate le elezioni americane? Ogni notizia scomoda per Joe Biden veniva bollata come “disinformazione”. Ogni inchiesta sui legami poco chiari di Hunter Biden con l’Ucraina veniva silenziata. Ogni critica alla NATO, ogni dubbio sulle narrazioni ufficiali, veniva prontamente oscurato. Non si trattava più di separare il vero dal falso, ma di indirizzare il dibattito verso una sola direzione.

E non parliamo nemmeno delle critiche alla gestione della pandemia: chiunque osasse mettere in dubbio le politiche sanitarie o i vaccini veniva subito etichettato come complottista e ridotto al silenzio.

Lo stesso è accaduto con la copertura dei conflitti internazionali. Provate a criticare Israele per i bombardamenti su Gaza: mentre i bambini morivano sotto le bombe, le voci critiche contro Israele venivano zittite o etichettate come antisemitismo. Peccato che la verità – quella vera, fatta di numeri e immagini – parlasse chiaro: migliaia di civili morti. Ma guai a dirlo: il fact-checker di turno avrebbe trovato un modo per bollare le vostre parole come “fuorvianti”.

La verità a comando: chi controllava i controllori?

Il problema dei fact-checker non è solo la loro arroganza intellettuale, ma il fatto che operavano come cecchini a comando. Chi dettava le regole? Le grandi piattaforme social, certo, ma anche i governi, i grandi media e i loro sponsor. I controllori della verità finivano per servire chi li pagava, senza mai ammetterlo apertamente.

L’addio ai fact-checker sui social non è solo una scelta di buon senso, ma un atto di democrazia. Con l’eliminazione di questi guardiani partigiani, si restituisce agli utenti il diritto di farsi un’opinione libera, senza essere censurati o manipolati.

X è stato il primo a capire che i fact-checker non erano altro che strumenti di controllo politico. Ora anche Meta – per quanto tardi – ha deciso di disfarsi di questa zavorra. Certo, non si illuda nessuno: Facebook e Instagram non sono diventati improvvisamente campioni della libertà d’espressione. Ma almeno si sono resi conto che la presenza dei fact-checker danneggiava la loro immagine e la fiducia degli utenti.

La verità non ha bisogno di censori

Il vero problema delle fake news non si risolve con la censura, ma con l’educazione. Gli utenti non hanno bisogno di un fact-checker che dica loro cosa pensare, ma di strumenti per verificare da soli le informazioni. La verità, se supportata da fatti solidi, non teme il confronto, e non ha bisogno di essere protetta con la censura.

I fact-checker erano diventati il braccio armato di un’élite intellettuale che credeva di sapere sempre cosa fosse meglio per tutti. Ma la verità non appartiene a nessuno, tanto meno a loro. E se ne sono accorti anche i social, che finalmente hanno deciso di toglierli di mezzo. Alla faccia dei fake checker: il dibattito torna nelle mani delle persone. Speriamo che duri.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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