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di Lorenzo Rossomandi

 

Alla fine, dopo che ci ho girato intorno per settimane, l’ho guardato.
Parlo del film “Nata per te”.
E, come mi immaginavo, mi ha fatto inkazzare non poco.
Perché?

Perché rappresenta la vetrina di tutte le storture del nostro sistema legislativo, sociale, civile e morale. La mostra dell’assurdità della nostra legislazione in tema di adozioni, in tema di diritto all’aborto, in tema di diritto all’amore, in tema di banale buon senso.
Un caso che mette in evidenza che il “diritto di poter scegliere” non è universale, ma concesso solo ad alcune categorie che, guarda caso, sono quelle che non ne avrebbero neanche bisogno.
Secondo alcuni non dovrebbe averne la futura madre alla quale, sempre per alcuni (al governo, mica al circolo del bar, eh), dovrebbe portare comunque a termine la gestazione qualsiasi sia la sua condizione, quella che sarebbe inevitabile per il nascituro, o le situazioni che l’hanno portata a rimanere in stato interessante, tranne poi abbandonare madre e figlio, in pratica, a loro stessi.
Ma fortunatamente, ancora (chissà per quanto), la scelta le è consentita.

Sempre che trovi un medico che abbia scelto di rispettare la scelta della madre. Perché lui può scegliere e, con ogni probabilità, potrà sempre farlo (anche con questo governo), di non rispettare la scelta della prima, impedendole di fatto di scegliere, lasciandole l’unica possibilità di scegliere di riconoscere o meno il proprio figlio al momento del parto (ma ormai mi sa che è un po’ tardino).

Sempre in ambito di scelte, una coppia etero può scegliere se adottare un figlio nel caso che la natura non glielo consentisse. E può scegliere anche di rifiutare un bambino che gli viene proposto (proposto?) se questo non risponde alle caratteristiche gradite (Alba, nel film, ma credo anche nella realtà, non viene accettata da nessuna famiglia “normale”), trasformando il piccolo appena nato, piano piano, in un rifiuto, nel senso di vera e propria “monnezza”, uno scarto!
Può scegliere anche, e ci mancherebbe, il giudice per minori a chi affidare o dare in adozione il bambino.

Non possono però scegliere le coppie omosessuali e i single (salvo casi particolari, il che può significare tutto o niente).
Loro no! Anche se si mostrano propensi a scegliere lo “scarto” (che poi significa dare un minimo di speranza alla piccola creatura ). Forse perché si sentono “scarti” loro stessi, in una società che stenta a riconoscergli i pieni diritti di scegliere di amare o non amare chi vogliono, anche nessuno (e di questi tempi sembra un crimine anche questa scelta).

Non fraintendetemi: non penso che l’aborto debba essere la soluzione, né che sia mai una scelta semplice o priva di sofferenza. Ma credo fermamente che debba essere una scelta, una possibilità reale, non un percorso a ostacoli, non un privilegio concesso solo in teoria e negato nella pratica. Allo stesso modo, non credo che l’adozione debba essere l’unico approdo per chi è costretto a rinunciare a un figlio. Ma se esiste, deve essere un sistema giusto, umano e aperto, in cui l’amore e la disponibilità contano più delle categorie.

Non è una questione di sostenere o negare un diritto in modo assoluto: è una questione di rispetto per la complessità della vita e per le scelte, sempre difficili, che ogni essere umano deve affrontare. Non possiamo continuare a trasformare il diritto di scegliere in un privilegio riservato a pochi, mentre altri sono costretti a vivere e a crescere dentro un sistema che non li accoglie davvero.

 

 

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Info Autore
LORENZO ROSSOMANDI
Author: LORENZO ROSSOMANDI
Biografia:
Mi chiamo Lorenzo Rossomandi e sono nato a Firenze nel 1967. Imprenditore, amante di musica Jazz (tanto da provare a suonarla); sono sposato, con tre figli. Scrivo sulla mia pagina Facebook racconti e pensieri per assecondare la mia passione per la scrittura, per riflettere e far riflettere. Ho all'attivo tre romanzi sempre riguardanti temi sociali importanti nei quali cerco di denunciare indirettamente i mali sociali, incentivando alla resilienza, allo spirito organizzativo, collaborativo, corporativo.
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