Nello sterile quanto propagandistico “dibattito” (in realtà è un continuo martellamento a senso unico) sulla parità di genere che ultimamente imperversa su giornali e TV italiche, due concetti spesso fraintesi e confusi sono il maschilismo e il patriarcato.
È fondamentale comprendere le differenze tra questi due fenomeni per affrontare efficacemente le questioni legate alla discriminazione di genere e al femminicidio, specialmente in contesti come l'Italia, dove il patriarcato, di fatto, è un’invenzione e non è presente come in alcune altre società.
Differenza Fondamentale tra Maschilismo e Patriarcato
Il maschilismo si riferisce a un atteggiamento di superiorità maschile nei confronti delle donne. È una mentalità che promuove la discriminazione e la disuguaglianza di genere, spesso manifestandosi attraverso comportamenti concreti di controllo e sopraffazione. D'altra parte, il patriarcato è un sistema sociale e culturale in cui il potere è detenuto principalmente dagli uomini, e le donne sono sistematicamente escluse o subiscono discriminazioni strutturali.
In contesti come l'Italia, dove il patriarcato non domina come in altre società, il femminicidio è spesso il risultato di fattori più complessi. La violenza contro le donne potrebbe essere alimentata da ignoranza, maschilismo radicato o, in alcuni casi, da disperazione folle di singoli individui. La mancanza di una struttura patriarcale consolidata non esclude il fatto che la discriminazione di genere possa persistere a livelli più sottili, spesso manifestandosi in atteggiamenti culturali e stereotipi di genere. Ma senza però esagerazioni di sorta.
Diritti delle donne in Italia
È essenziale sottolineare che, nonostante i problemi persistano, l'Italia ha compiuto progressi significativi nella promozione dei diritti delle donne. Sono tantissime le donne che occupano ruoli di rilievo a livello statale e in molte altre sfere della società, comprese le stesse che oggi ululano al patriarcato, dimostrando che la strada verso l'uguaglianza di genere è aperta. La presenza di una donna, come nel caso attuale del presidente del Consiglio italiano, è un segnale tangibile di progresso e cambiamento culturale.
Per affrontare il maschilismo e combattere il femminicidio, dunque, è di fondamentale importanza conoscere bene le cause e non fossilizzarsi su frasi e slogan inconcludenti e che nulla hanno a che fare col problema, altrimenti si rischia di perdere l’obiettivo focalizzandosi su altro. A quel puto bisogna poi investire nell'educazione e nella consapevolezza. Promuovere una cultura che rispetti e celebri la diversità di genere contribuirà a erigere una società più equa e inclusiva. In questo processo, è essenziale districare la complessità dei problemi legati al genere, evitando generalizzazioni e comprendendo le sfumature uniche delle varie realtà culturali. Inoltre ci vogliono anche da un lato una maggiore tutela legale delle vittime di stalking o aggressioni e comportamenti che possano già lasciare presagire il rischio di un femminicidio, perché occorre rpevenire e bloccare in tempo il potenziale assassino; dall’altro aumentare e rendere effettive le pene, che devono essere severe e senza attenuanti per chi si macchia di una tale nefandezza.
In conclusione, la lotta contro il maschilismo e la violenza di genere richiede un approccio olistico che vada oltre gli slogan e la mania di protagonismo di qualcuno sulla pelle di tante povere vittime. Solo attraverso l'educazione, la consapevolezza e l'impegno collettivo sarà possibile costruire una società in cui donne e uomini possano vivere liberi da discriminazioni e violenze basate sul genere.