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di  Dafne Pisani

Marco Dolfin, anni 36, chirurgo ortopedico all’Ospedale “San Giovanni Bosco” di Torino, ha perso l’uso delle gambe 6 anni fa, dopo un incidente in moto.

Stava andando al lavoro quando un'auto lo travolse dopo aver saltato lo spartitraffico. Si era da poco specializzato e sposato. Poi, il lungo calvario per cui sembrava non ci fosse più alcuna speranza di ricominciare ad operare. Ed, invece, grazie ad uno speciale ausilio, una carrozzina verticalizzabile che può governare con un telecomando, è riuscito a continuare la sua amata professione, riprendendo, con mani ferme, le sue mansioni al tavolo operatorio.

Marco ama definirsi il “dottore high tech”. «Quando entro in sala operatoria e i pazienti realizzano che sarò io a operarli, hanno sempre una luce strana negli occhi. E non capisco se è per l’effetto dell’anestesia, o perché mi vedono arrivare in carrozzina», ed aggiunge: «Alle più svariate reazioni rispondo sempre che vado spesso a tagliarmi i capelli da un parrucchiere calvo, ma che il suo lavoro lo sa fare molto bene ».

Intanto è diventato anche atleta paraolimpico e padre di due gemelli.
E penso che dovremmo raccontare più storie come questa.

 

 

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