di Claudia Saba
Parlano di me solo ora che sono morta.
Perché in vita, era troppo scomodo parlarne.
Ma io c’ero!
Il mio nome era Gloria ma di gloria in verità, ne ho avuta veramente poca. Non ho mai conosciuto l'amore, per esempio.
E non parlo dell'amore di un uomo, perché forse non so neppure di quello, parlo dell'amore di una famiglia, di una madre e di un padre vero.
Ho conosciuto la casa famiglia dove vivevo, grazie ai tanti sogni conservati.
Eh si, perché li avevo anch’io sogni e speranze!
Attesi ma sempre disattesi. Per tanto tempo ho aspettavo qualcuno che venisse a salvarmi, ma quel qualcuno non è mai arrivato. Sono apparsi due angeli invece, due meravigliosi gioielli venuti apposta per insegnarmi l'amore.
Loro, erano il mio unico grande amore.
È per loro che ho accettato tutto, perché solo per amore, non pesa mai quello che fai.
“Era solo una puttana”, ha detto qualcuno, ridendo di me.
Ma io non ridevo mai in quella strada di carta, e non potevo nemmeno piangere per quello che subivo.
Io ringraziavo, stavo in silenzio.
E quel giorno uguale a tanti altri, hanno aspettato la notte e poi, mi hanno ammazzato.
Calci e pugni colpivano dappertutto come tutte le parole dette su di me.
Non l’hanno mai saputo, ma io morivo ogni giorno, trafitta da tanti occhi pieni d’ipocrisia.
E adesso, vi devo chiedere una cosa.
Di ricordarmi come una persona, con tanta voglia di vivere e di ballare ancora.
Di parlare di me ai miei figli, dire loro che ci sono stata.
Come una mamma
buona, forse debole,
mai come una puttana.