Marco Travaglio torna sul palcoscenico con un giallo di bruciante attualità, "Il Conticidio dei Migliori", che ha il pregio di raccontare non una storia di fantasia, ma una storia realmente accaduta sotto i nostri occhi fino a pochi mesi fa: il lungo “golpe al ralenti”, durato quasi tre anni, per rovesciare il premier più apprezzato dall'opinione pubblica e più odiato dall'establishment.
È vero. Non c’è stato un complotto per rovesciare Giuseppe Conte: ce ne sono stati almeno quattro in tre anni. Tre falliti, il quarto riuscito. Come nell'Assassinio sull'Orient Express. Una sola vittima pugnalata da molti sicari con tanti mandanti e altrettanti moventi, tutti legati ai 209 miliardi del recovery fund.
Con un'arma tutta nuova: la carta stampata. E un killer finale: il maggiordomo.
Il direttore del Fatto con un lavoro di investigazione giornalistica mette in fila i fatti, esamina la scena del crimine e l'arma del delitto, interroga i testimoni, raccoglie gli indizi, analizza i possibili moventi, i probabili mandanti, i sicuri sicari. Si imbatte in almeno due colpi di scena: un incontro fra Draghi e D'Alema e il “fuori onda” profetico di un deputato leghista.
E alla fine tira le sue conclusioni.
Ma il verdetto lo lascia agli spettatori.