Il 71° Festival della canzone italiana si è concluso da pochi giorni e già si parla di storia e di rivoluzione. Sicuramente quello condotto da Amadeus e Fiorello (per il secondo anno consecutivo) è stato il primo festival dopo settant’anni senza pubblico e questo lo fa entrare di diritto nella storia del Festival, e forse non solo di Saremo ma anche dell’intera tradizione musicale italiana. Nell’anno che ha visto il mondo impegnato nella lotta alla pandemia di Covid-19, non era semplice organizzare un evento simile in totale sicurezza. Un plauso alla RAI che sembra esserci riuscita alla grande con una macchina organizzativa senza precedenti. Nel protocollo, approvato da tutti gli enti, c’era anche specificato il modo di consegna del mazzo dei fiori regalato alle cantanti. La città di Sanremo poi, per la prima volta non presa d’assalto dal grande pubblico, il quale, senza possibilità di movida e senza possibilità di incontrare i propri beniamini, è stato costretto a restare a casa, ricordiamo che la città era stata dichiarata zona rossa. Nonostante tutte le difficoltà, i due conduttori hanno portato a casa un risultato straordinario, facendo registrare uno share del 53.5% nella serata finale con oltre 10 milioni di telespettatori. Quest’anno oltre al budget ridotto c’era anche l’assenza di super ospiti che avrebbero fatto sicuramente alzare il numero di ascolti. L’amicizia tra il padrone di casa Amadeus e il grande mattatore Fiorello è stato il collante che ha permesso ai due di salvare l’intera edizione del Festival.
I Måneskin durante la premiazione (foto dal web)
Ma veniamo alla rivoluzione, già, perché è di rivoluzione che si parla, ovunque. La vittoria dei Måneskin (scritto con la å con il cerchietto sopra che in danese significa chiaro di luna ma che, dichiarazione di pochi giorni fa della bassista del gruppo Victoria De Angelis, non è stato scelto per il suo significato ma perché suonava bene) è una vera e propria rivoluzione, perché già il fatto che un gruppo riuscisse a vincere il festival risulta essere un evento raro. Ci riuscirono gli Homo Sapiens nel 1977, i Matia Bazar nel 1978 e 2002 e i Pooh nel 1990 cinque volte su settanta, non tanti, ma quello che fa da spartiacque con il passato è che i Måneskin hanno portato a Sanremo un brano rock e non la solita canzonetta orecchiabile, musicalmente corretta, ma leggera. No, loro non sono così, loro sono esplosione, sono lavoro duro, sono grinta e altro ancora. Dal secondo posto ottenuto nel 2017 a X-Factor ne hanno fatto di strada, hanno stabilito primati e ottenuto successi strepitosi, come il singolo Torna a casa che oltre ad arrivare in vetta alla classifica dei singoli più venduti fu certificato quintuplo disco d’oro nel 2018. Zitti e buoni il brano presentato al 71° Festival di Sanremo viene inizialmente concepito come una ballata poi rielaborato in chiave rock. Il testo rappresenta una critica agli adulti che non valorizzano i giovani. La carica del frontman Damiano David (voce) unita agli altri membri della band, Victoria De Angelis (basso) Thomas Raggi (chitarra) Ethan Torchio (batteria) con i meravigliosi outfit indossati durante tutte le serate di esibizione hanno sancito il trionfo avuto nella serata finale. Ora a maggio saranno loro a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest 2021.