di Stefano Dentice
Un'ispirata ed evocativa scultura di note e suoni che proietta la mente dell'ascoltatore in un viaggio immersivo, scandito da una clessidra immaginaria che scorre delicatamente. Romantique Duniya è il nuovo capitolo discografico farina del sacco del sensibile e ardimentoso chitarrista e compositore Francesco Mascio, album pubblicato dall'etichetta Birdbox Records. Dieci i brani originali frutto della sua rigogliosa vena compositiva, ben diciotto i talentuosi ospiti presenti nel disco: Fabiana Dota (voce), Antonella D'Avino (voce), Esharef Alì Mhagag (voce), Giovanni Imparato (voce e percussioni), Steve Wickham (violino), Claudio Merico (violino), Pericle Odierna (clarinetto), Alberto La Neve (sax), Carmine Ioanna (fisarmonica), Jalimansa Haruna Kuyateh (kora), Farzad Basatpour (tanbur), Paolo Mazziotti (basso), Nicola Scagliozzi (contrabbasso), Domenico Benvenuto (batteria), Checco Pallone (percussioni), Vito Cardellicchio (percussioni), Lorenzo Beverati (percussioni) e Diletta Longhi (percussioni). Romantique Duniya rappresenta un inno al multiculturalismo, non solo musicale. Un album dal mood aggregante, dallo spirito irenico, in pieno solco world music ed ethno jazz; enfatizzato da sinuosità arabeggianti, pennellate manouche e gitane, ritmi incalzanti, inebrianti. Il tutto impreziosito da un toccante senso melodico intriso di nuance introspettive, da cui emerge la purezza d'animo, la veracità espressiva e la spasmodica voglia di ricerca di Francesco Mascio. Il chitarrista si racconta umanamente e artisticamente attraverso il suo ultimo "figlio" musicale.
Romantic Duniya rappresenta una sorta di continuum rispetto ai tuoi dischi recenti. Un album marcatamente world music ed ethno jazz, ricco di suoni e colori provenienti da ogni angolo del mondo. Ad oggi è questo il reale tratto distintivo della tua musica?
«Chi mi conosce un po’, sa che ogni tappa del mio percorso compositivo tende ad aggiungere sempre qualcosa di diverso rispetto ai lavori precedenti, pur lasciando intravedere una certa continuità. In effetti, quello che cerco di fare, è evitare di ripetere formule già adottate in passato, cosa che mi riesce in maniera naturale grazie alla mia curiosità di sperimentare, ogni volta, nuove soluzioni. Per questo direi che Romantique Duniya è semplicemente una foto del momento».
Ciò che balza all’occhio e all’orecchio di primo acchito, in questo nuovo progetto discografico, non è solo la presenza di ben diciotto ospiti, ma la partecipazione addirittura di cinque percussionisti: Giovanni Imparato, Checco Pallone, Vito Cardellicchio, Lorenzo Beverati e Diletta Longhi, più Domenico Benvenuto alla batteria. Questo nutrito parterre di «percussori di pelli» indica il ritmo quale elemento preponderante di Romantic Duniya e, in generale, delle tue composizioni originali?
«Essendo questo un album fortemente connesso alle sonorità etniche del mondo, ho ritenuto che l’utilizzo di percussioni di diversa provenienza fosse indispensabile per caratterizzare il senso di appartenenza a cui alcune delle composizioni si ispirano. Brani come Tre Trifogli (bodhran), o Tarhindu (tamburello), sono solo alcuni esempi. C’è da aggiungere che amo particolarmente la componente ritmica all’interno della scrittura musicale».
Oltre all’aspetto ritmico emergono calore umano, contagiosa sensibilità e senso estetico espressi con raffinata cantabilità e ammantante senso melodico. Queste peculiarità impreziosiscono la tua personalità interpretativa e compositiva?
«Ho pensato, per questo progetto, che le composizioni avessero bisogno di trasmettere un senso di familiarità e, quindi, calore umano. In fase di scrittura, l’utilizzo di melodie semplici ma ricercate, insieme alla scelta timbrica dei vari strumenti, ha determinato l’estetica finale del disco. Un senso di appartenenza a un antico mondo indoeuropeo, che suggerisce di andare oltre i confini nazionali, alla scoperta di nuovi e affascinanti paesaggi sonori».
Tornando ai guest, Fabiana Dota (voce), Antonella D'Avino (voce), Esharef Alì Mhagag (voce), Steve Wickham (violino), Claudio Merico (violino), Pericle Odierna (clarinetto), Alberto La Neve (sax), Carmine Ioanna (fisarmonica), Jalimansa Haruna Kuyateh (kora), Farzad Basatpour (tanbur), Paolo Mazziotti (basso) e Nicola Scagliozzi (contrabbasso) completano lo stuolo di musicisti in questa avventura discografica. Soprattutto dal punto di vista stilistico, come hanno arricchito il tuo album?
«Ho sempre adorato lavorare con musicisti di diversa estrazione culturale e stilistica, in quanto credo fortemente che dal confronto e la condivisione possa derivare l’opportunità di crescere insieme. Romantique Duniya è stata propriamente un’occasione per comunicare questo concetto. Infatti, nel CD, non solo compaiono diciannove musicisti, ma convivono anche cinque nazionalità differenti e sono presenti numerosi timbri strumentali. In conclusione, ognuno di loro è stato un tassello fondamentale di questo nuovo lavoro, oltre naturalmente al fonico, l’etichetta discografica (Birdbox Records, ndr) e tutti coloro che vi hanno preso parte e che ringrazio di cuore».
Ascoltando il disco e leggendo la tracklist, destano immediatamente l’attenzione due titoli in particolare: Pensando a Django, un evidente tributo all’iconico chitarrista e compositore Django Reinhardt, e A Song for Peace. Dal lato puramente emozionale, cosa vuoi raccontare e descrivere attraverso questi due brani?
«Pensando a Django è un tributo a un chitarrista che ho sempre amato e, al tempo stesso, un omaggio a tutto quel mondo sommerso di musicisti rom che, attraverso i loro viaggi, hanno contribuito a un importante incremento dell’evoluzione musicale in tutto il mondo. A Song for Peace, come si evince facilmente dal titolo, è un invito a coltivare equilibrio e armonia, elementi insiti in tutte le arti, che possono fornirci le chiavi per costruire una società pacifica. Ma è altresì uno sprone per tutti gli artisti, affinché possano rivolgere le loro produzioni verso fini più elevati».
Se immaginassi di presentare Romantic Duniya dal vivo, a sensazione, quale potrebbe essere la reazione emotiva del pubblico?
«Al momento, posso solo immaginare quale potrebbe essere la reazione degli ascoltatori rispetto a una presentazione dal vivo di questo nuovo lavoro discografico. Essendo l’album costituito da musiche variegate tra loro, credo, di conseguenza, che potrebbe suscitare differenti tipi di emozioni, anche in base alle predisposizioni e ai gusti di un pubblico più ampio. Ad ogni modo mi auguro che proprio le emozioni siano tante, poiché rappresentano quell’elemento indispensabile capace di raggiungere le parti più profonde di noi, ispirandoci ad agire con amore e rispetto».