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di  Lorenzo Rossomandi

 

Non è facile imbattersi in qualcosa che potrebbe aprirci la mente e mostrarci nuove strade. Questo album di Francesco Venerucci pubblicato dalla prestigiosa etichetta Alfa Music, intitolato Indian Summer, è uno di quei “qualcosa”.

Mi metto spesso nei panni di chi non ha i miei stessi gusti artistici e cerco di capire cosa potrebbe servire per fargli apprezzare ciò che per me rappresenta la bellezza. Amo il Jazz e, nonostante questo, capisco che molto spesso l’ascolto di questa musica potrebbe risultare difficile per coloro che si avvicinano per la prima volta.

Ecco, questo disco può rappresentare, per chi ancora non apprezza questo genere, la chiave più efficiente per avvicinarsi al mondo jazzistico.

I dieci brani originali che compongono il disco sono dei veri e propri biglietti da visita di alcuni dei vari stili che compongono questo genere musicale.

Francesco Venerucci, grazie anche alla sua vasta ed eclettica cultura musicale, è riuscito, con questo lavoro discografico, a descrivere perfettamente ciò che il jazz riesce a dare all’ascoltatore, invitandolo con soluzioni complesse, ma non complicate, a ritrovare il già sentito in qualcosa di inedito. E lo fa soprattutto approfondendo senza cadere nell’incomprensibile.

Nell’esecuzione dei dieci brani che lo compongono, infatti, i musicisti sembrano non perdere mai di vista l’importanza del risultato complessivo rispetto alla competizione del virtuosismo individuale che, spesso, ascoltiamo in alcune performance musicali.

Ed è proprio l’equilibrio, leitmotiv di tutto il CD, che può rendere questo progetto apprezzabile sia dai più scafati ascoltatori della musica afroamericana, che da coloro che si avvicinano ad essa per la prima volta.

 

 

Eppure, in ciascun brano, la tecnica sopraffina e per niente banale di Javier Girotto traspare limpida e potente, ma senza mai strafare, senza prendere il sopravvento sulla sezione ritmica, composta dal contrabbasso di Jacopo Ferrazza e dalla batteria di Ettore Fioravanti che, in perfetto stile del jazz “classico”, non dà propriamente il ritmo, ma lo segue anch’essa disegnando melodie di sottofondo che si amalgamano perfettamente al pianoforte di Francesco, ai sassofoni e ai flauti andini di Javier.

Non mancano le sorprese, e il brano finale Lament song è una di queste. Il quartetto ci accompagna in un’atmosfera quasi onirica, nella quale suoni etnici, ottimamente interpretati dal flauto di Javier Girotto, e melodie che rimandano addirittura a musiche popolari, sembrano voler dar voce ai lamenti di dolore dei vari popoli e culture; oppure la stessa Indian Summer, composizione che dà

anche il nome all’album. Un brano che riesce a trascinare l’ascoltatore attraverso una moltitudine di sensazioni diverse ad ogni angolo, con cambiamenti repentini di tonalità, sonorità e ritmi.

La sorpresa più bella è data dal brano Just a Ballad, dove il quartetto sembra voler unire le dolci sonorità della classica ballad d’oltreoceano con il sapore italiano delle notti della “dolce vita” romana. E il frammento di "Roma nun fa la stupida stasera" sembra volerlo sottolineare.

Siamo davanti a un disco che permette a Francesco Venerucci di confermare tutte le sue doti di ottimo musicista, non solo jazz, e di eccellente compositore. Lo si nota abbondantemente.

 

 

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Info Autore
LORENZO ROSSOMANDI
Author: LORENZO ROSSOMANDI
Biografia:
Mi chiamo Lorenzo Rossomandi e sono nato a Firenze nel 1967. Imprenditore, amante di musica Jazz (tanto da provare a suonarla); sono sposato, con tre figli. Scrivo sulla mia pagina Facebook racconti e pensieri per assecondare la mia passione per la scrittura, per riflettere e far riflettere. Ho all'attivo tre romanzi sempre riguardanti temi sociali importanti nei quali cerco di denunciare indirettamente i mali sociali, incentivando alla resilienza, allo spirito organizzativo, collaborativo, corporativo.
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