di Giuseppe Pizzuti
L'eredità di Pozzo è pesante. Due campionati del mondo, una medaglia d'oro olimpica, due coppe internazionali. Sotto la sua guida abbiamo disputato 87 partite vincendone 60, pareggiandone 16 e perdendo soltanto 11 volte. Difficile sostituirlo. La Federazione rispolvera la Commissione tecnica formata da Novo, Bardelli, Copernico e Biancone. Obiettivo: la difesa del doppio titolo ai Mondiali 1950 in Brasile. La Nazionale, che nel frattempo sul petto ha cucito lo scudetto tricolore, si fonda sul blocco del Grande Torino di Loik e Valentino Mazzola. Poche le eccezioni: tra queste Parola, Boniperti e Sentimenti IV della Juve, oltre a Benito Lorenzi dell'Inter. Purtroppo il 4 maggio 1949 un bagliore rischiara la nebbia dell'uggiosa serata torinese. L'aereo che trasporta i granata dalla trasferta di Lisbona si schianta sul colle di Superga. Il Grande Torino non è più! E con lui la nostra Nazionale. Non rimane che uno struggente rimpianto.
La tragedia di Superga
Il grande Torino
La Nazionale deve essere rifondata a meno di un anno dai mondiali brasiliani (1950). Scossi ancora dalla tragedia di Superga, in Brasile i nostri arrivano in nave dopo quindici giorni di viaggio. Essendo detentrice del titolo mondiale (quello del 1938), molti considerano l'Italia ancora favorita, ma l'esito della spedizione è fallimentare: gli Azzurri vengono eliminati al primo turno. Ed è già tempo di cambiamenti. Si avvicendano le Commissioni, fino al 13 novembre 1953, quando la guida della Nazionale viene affidata a "zio" Lajos Czeizler, allenatore ungherese, già tecnico di Milan e Padova. Facile la qualificazione ai Mondiali 1954, che si giocano in Svizzera. Pessima la figura dell'Italia, eliminata ancora una volta dopo le prime tre gare. Il calcio italiano è in crisi, anche se il punto più basso non è stato ancora toccato. Succede il 15 gennaio 1958, a Belfast. Un'Italia con quattro oriundi all'attacco (in voga per tutti gli Anni 50, a supplire anche la mancanza determinata dalla scomparsa dei giocatori del Grande Torino), viene sconfitta dall'Irlanda del Nord per 2 a 1 ed estromessa dai Mondiali di Svezia 1958. E' una delle più umilianti parentesi del nostro calcio internazionale.
Negli Anni Sessanta, l'Italia vive un momento di boom, anche nel calcio, ma solo a livello di club con Inter e Milan. Per la Nazionale è ancora buio nero. Si avvicinano i Mondiali 1962 in terra cilena e la qualificazione non è delle più difficili, eliminando l'unico avversario che è Israele, anche grazie agli innesti di oriundi come Sivori, Maschio e Altafini. In Cile, complice anche il clima ostico nei confronti della spedizione azzurra (alcuni inviati dei nostri giornali scrivono corrispondenze sulle precarie condizioni politiche di quel Paese, gli oriundi sono considerati dei traditori e anche la stampa ci attacca), l'avventura dura poco. Tre partite e stop.
Il tecnico Azzurro, Edmondo Fabbri
Dopo i disastrosi mondiali cileni, alla guida della Nazionale c'è un nuovo C.T.: Edmondo Fabbri. Allenatore giovane e vincente, amante del bel gioco, ha condotto il Mantova dalla Serie D alla A. Fabbri, detto Mondino, può contare su una nuova generazione di campioni. Oltre a Rivera, che ha esordito proprio in Cile, ci sono Sandro Mazzola, Bulgarelli, Facchetti, Domenghini. Il 12 giugno 1963, a S. Siro, l'Italia batte per 3 a 0 il Brasile, vincitore del Mondiale. E' una pagina dorata del nostro calcio. In seguito nasce qualche polemica tra il libero dell'Inter Armando Picchi (sostenitore del gioco all'italiana, difesa e contropiede) e Rivera (sostenitore del gioco d'attacco). Fabbri sceglie in favore di Rivera. Clima pesante, ma ai Mondiali in Inghilterra del 1966, sull'onda dei successi e goleade, siamo una delle favorite. Il fallimento sarà epocale. L'Italia è eliminata al primo turno: decisiva la sconfitta con la Corea del Nord per 1 a 0, gol segnato dal dentista Pak Doo Ik, occasionalmente interno destro della sua nazionale. L'Italia gioca in dieci: Bulgarelli, alla mezz'ora, è costretto ad uscire dopo uno scontro con un'avversario e non sono ancora previste sostituzioni. E' un disastro. Fabbri viene esonerato. Gli Azzurri tornano in Italia di notte, ma a Genova trovano ugualmente l'accoglienza che avrebbero voluto evitare: fischi e pomodori.
(2-continua)
Il goal della Corea