Il Dipartimento Lavoro e sviluppo economico della Regione Calabria ha illustrato le ultime dinamiche economiche e sociali della nostra terra di Calabria. Al 30 settembre 2020 il numero degli occupati in Calabria era di 531.220 ( su 1.890.000 residenti - ultimo dato Istat).
I disoccupati iscritti presso gli uffici di collocamento erano ben 146.087 e 177.085 coloro i quali il lavoro non lo cercano più, non studiano e non si professionalizzano ( i NEET) , per un totale di "senza lavoro" di una cifra mostruosa di ben 323.172 unità ( anche se fra questi si conteggiano i 186.000 percettori del Reddito di Cittadinanza, oramai un vero sussidio di esistenza). A questi si aggiungono i 710.000 percettori di pensione e con la platea studentesca si chiude il cerchio. Dati da vera e propria "Bancarotta Sociale" che in un popolo "normale" avrebbero determinato rivolte e proteste in piazza. Ma tali dati "ufficiali" non comprendono l'evasione fiscale, i faccendieri, i traffichini, l'enorme ricchezza occulta della criminalità e l'illegalità diffusa che insieme alla corruzione governa e controlla il territorio. Mai la Calabria avrà un momento di cambiamento. Nel frattempo la parte migliore continua ad andarsene. In 16.000 i calabresi che nel 2020 hanno abbandonato la Calabria e, fra questi, ben 4.636 giovani laureati. Di questo passo rimarranno solo pensionati e traffichini. Quello che ci meritiamo. Inutile dire che nelle urne ad ottobre la maggioranza di chi si recherà alle urne rieleggerà i politici professionisti carnefici della nostra terra che hanno distrutto la sanità, ogni diritto e finanche la speranza. Ma nonostante tutto anche la maggioranza di chi ha i figli in altre regioni, chi ha perso un familiare per malasanità, chi soffre le pene di Cristo, alla fine voterà il solito compare. E' vero, non siamo un popolo "normale". (E' ovvio che il riferimento è rivolto alla maggioranza di chi andrà a votare e non a tutti i calabresi esistendo comunque una minoranza sofferente e silente che, comunque, non incide in nulla per alcun miglioramento). La cultura e la visione della società alla "Achille Lauro" rimasto nella storia delle elezioni tipicamente meridionali e che dava la scarpa sinistra prima del voto e poi quella destra dopo il voto è dura a morire. La classe politica alla quale è demandata l'elaborazione di proposte per creare nuovi posti di lavoro preferisce ovviamente distribuire mance e piccoli sussidi temporanei con la quali foraggiare le truppe cammellate che sono i "pacchetti di voto" che consentono l'occupazione delle poltrone per una vita intera con la possibilità, e non sono in pochi i casi, di tramandare la poltrona da padre in figlio. Mentre nei palazzi romani si consuma quella complicità di una classe politica scadente e clientelare che consente ai veri centri di potere nazionale di non correre il pericolo di far crescere, invece, una classe politica in grado di generare leadership, che un giorno potrebbero ambire a ruoli apicali anche a Roma. In tale contesto l'intero meridione perde ogni anno oltre 100.000 residenti che lo abbandonano, spesso giovani scolarizzati e che dovrebbero teoricamente rappresentare il futuro del Sud ed, in particolare, di regioni del profondo Sud come la Calabria. Ma una terra che disperde i suoi giovani è una terra destinata a morire, una terra senza alcun futuro. E questo è l'inevitabile destino di una terra favolosa, bellissima, piena di potenzialità come la Calabria, ma, purtroppo, abitata dai calabresi, per come sosteneva il grande Corrado Alvaro e tanti altri letterati e studiosi che hanno amato ed amano la Calabria con la sua stridente contraddizione di una terra meravigliosa con mare, monti, dolci colline, clima mediterraneo, borghi fantastici , storia, archeologia e tanto altro e dall'altra lato l'eterna povertà, l'eterna emigrazione e l'eterno sottosviluppo dovuto all'impossibilità di creare le condizioni per una nuova cultura, per una nuova mentalità. L'unica strada possibile per un cambiamento.