di Paolo Russo
«Vannacci ha toccato alcune corde importanti, argomenti sensibili in sintonia con la pancia del Paese».
Così Elisabetta Trenta ex ministro della difesa nel governo Conte I, dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019 difende il generale Vannacci: «ha ragione quando sottolinea l’importanza di non smarrire le proprie radici. In ogni caso, come diceva Voltaire, pur non condividendo le sue idee, mi batto perché possa esprimerle. Vannacci ha tutto il diritto di esternare il suo pensiero, e penso l’abbia fatto senza superare il segno. Temo che molti abbiano letto il suo libro accecati dal pregiudizio». Al posto del ministro Crosetto, dice la Trenta io «non avrei rimosso il generale dall’incarico!».
«L’ho incontrato – spiega – in veste di ministro della Difesa, in occasione della sua denuncia sugli effetti dell’uranio impoverito sui nostri militari in zone di guerra. Mi sono occupata a lungo della questione. È sempre stato un tema drammatico, che ancora oggi resta irrisolto: una pagina vergognosa per la Difesa».
In un'intervista rilasciata alla Verità alla domanda diretta su Vannacci: «viene punito oggi per le sue vecchie denunce sull’uranio?» l'ex ministra risponde senza esitazione:«l’ho pensato anche io, è una delle ipotesi possibili!».
Una questione incredibile quella dell'uranio impoverito se si pensa che il capo dello Stato era il titolare della Farnesina quando scoppiò il caso delle evidenti possibilità di contaminazioni per i soldati attraverso l'utilizzo delle armi. Ne abbiamo parlato ampiamente nella trasmissione radiofonica Gamma5news, in diretta sull'emittente padovana radiogamma5, con il colonnello Calcagni che è una delle vittime degli effetti dell'uranio.
Fatti su cui non è stata mai fatta luce e di cui si fa fatica a parlare, quasi appartenessero a un passato ormai rimosso dalla storia.