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Un piano (quasi) perfetto come nei film, quello escogitato da un anziano ospite della casa di riposo Cesare Benedetti di Mori, in Trentino. Tutto per riconquistare la libertà perduta.

Prima ha fatto scattare l’allarme poco prima di mezzanotte, facendo precipitare l’infermiera in stanza per poi scusarsi: “Volevo solo scendere giù a vedere la tv, non ho sonno”. Poi, la sorpresa: la tv accesa, ma nessun anziano a guardarla. Il dipendente di turno è salito in camera constatando una messinscena tipica: lenzuola e cuscini appallottolati per fingere che ci fosse qualcuno nel letto.


L’anziano è stato poi trovato in difficoltà nel vano tentativo di scavalcare il muro di cinta che lo separava dall’agognata vita “normale”, poi la corsa verso la recinzione del giardino e il confinante parco comunale. Infine, obiettivo raggiunto: la propria casa.
I Carabinieri lo hanno trovato lì e farsi aprire è stata una vera impresa, tanto da dover ricorrere alla forzatura della finestra. L’uomo confidava ogni giorno che sarebbe potuto “morire per la nostalgia di casa”. Pur di non arrendersi, ha addirittura minacciato di ferirsi con una motosega.
Una storia a tratti comica, a tratti tenera, più di ogni altra cosa indicativa di quanto un certo modello di Rsa vada ripensato a livello nazionale, come sostenuto dallo stesso presidente della casa di riposo incriminata Gianmaria Gazzi: “Il profilo degli anziani è cambiato. Gli ospiti spesso non entrano più per libera scelta o nel pieno delle facoltà mentali. Le stesse necessità di assistenza sono cambiate, demenza e difficoltà cognitive si moltiplicano e l’emergenza personale esplode. Imporre la Rsa a chi conserva momenti di lucidità è un problema su cui va aperta una riflessione collettiva”, ha dichiarato.

(Raffaela Mercurio)

 

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