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di  Guendalina Middei - scrittrice

 

Vi siete mai chiesti perché oggi non s’insegna più i ragazzi a scrivere in corsivo?

E no, non è un caso che si tenda ad usarlo sempre meno.
Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole; ti obbliga a non staccare la mano dal foglio.
Uno sforzo che stimola il pensiero, che ti permette di associare le idee, di legarle e metterle in relazione.
Non a caso la parola corsivo deriva dal latino «currere», che corre, che scorre, perché il pensiero è alato, corre, s’invola.

Naturale che il corsivo non abbia più posto nel mondo di oggi, un mondo che fa di tutto per rallentare lo sviluppo del pensiero, per azzopparlo.
Pensate che il corsivo nacque proprio in Italia e poi si diffuse in tutto il mondo.
Perché ?
Perché era una scrittura compatta, elegante, chiara.

Ma la nostra è una società che non ha più tempo per l’eleganza, per la bellezza, per la complessità; abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza !
Sappiamo troppo e troppo poco perché non siamo più in grado di mettere in relazione le cose.

La gente non sa più pensare.

Per questo bisognerebbe tornare a scrivere in corsivo, soprattutto a scuola. Perché qua non si tratta soltanto di recuperare uno stile di scrittura, ma di tornare a dare respiro ai nostri pensieri.

Tutto ciò che ci fa vivere, che nutre l'anima, che sostiene lo spirito, è legato al respiro.

Senza respiro, dicevano gli antichi greci, non c’è pensiero. E senza pensieri non c’è vita. Se sia importante o no, lo lascio decidere a voi...

 

 

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