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di  Guendalina Middei

In questi ultimi giorni le mie pagine Facebook ed Instagram sono state oggetto di censura.
Ci sono post che appaiono e che scompaiono, contenuti che vengono rimossi senza alcuna ragione. Due settimane fe con l’uscita del mio nuovo libro «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera», ho scritto in un post che «disprezzare i russi, odiare i russi è la nuova moda del momento» e che la letteratura russa non può essere strumentalizzata dalla politica. Il sistema non ha gradito e da allora sono iniziati i problemi.
Ecco, a quanti di voi è capitato di vedervi rimosso un post, di vedere un opera d’arte oscurata senza ragione? Non parliamo poi di chi parla della guerra e di tutti quegli argomenti che il sistema etichetta come tabù perché sono «divisivi». Perché vedete qua non si tratta più di mettere al bando coloro che fomentano odio, ma di spegnere sul nascere qualsiasi pensiero critico, qualsiasi discorso serio!
Ecco, io non ne posso più! È intollerabile che la nostra arte, quella che «scuote dall’anima la polvere», perché è come una freccia che tocca il cuore, è intollerabile che la nostra arte da patrimonio di tutti sia diventato patrimonio di pochi, di quelli che in nome del politicamente corretto si permettono di definire «osceno» il David di Michelangelo. Non ne posso più di un sistema usato non per fare chiarezza ma per generare repressione, di una libertà di parola che viene continuamente violentata da coloro che si permettono di snaturare il significato della «libertà di stampa, di pensiero, di opinione».
Non ne posso davvero più di questa ipocrisia, di un sistema che decide in modo arbitrario di cosa la gente può o non può parlare, quali opinioni è lecito avere, quali verità bisogna «oscurare». Io sono una scrittrice ma, per via di uno stupido algoritmo, non sono più libera di usare certe parole qui sui social. Qualcuno, obietterà: ma non potresti evitarle, allora? È così importante, in fondo? Sì, perché perdio, io non voglio piegarmi, perché come diceva la Fallaci: «I nostri nonni non sono morti perché si bisbigliasse. Sono morti perché si parlasse ad alta voce
 
Grazie per l’attenzione. E se volete sostenermi, potete leggere un estratto o ordinare una copia di «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera» qui:
 
 
 
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