Da qualche giorno - al momento solo attraverso i social - hanno lanciato un invito a lasciarsi affascinare dalle bellezze del nostro territorio, che dalla sorgente del fiume Jassa (nel comune di Malito), lambisce un percorso lungo 19 Km, che termina alle porte di Cosenza e che, nel nostro immaginario, è candidato a diventare un vero e proprio Parco Fluviale-Naturalistico.
Un progetto ambizioso, per il buon esito del quale occorre il supporto, a vario titolo, di tanti sostenitori, primi tra tutti i proprietari stessi, gli insiders di questi territori, spesso inclini a rifuggire da qualunque forma di cambiamento e, molto più spesso, neppure così consapevoli di disporre di un patrimonio – materiale ed immateriale – meritevole di essere valorizzato, non solo in una prospettiva economica del turismo, ma anche come strumento di crescita, sociale e comunitaria.
Sembra incredibile, ma lungo questo percorso, esistono beni di inimmaginabile bellezza, che rappresentano pietre miliari del passaggio dei tempi, della nostra storia, della nostra cultura.
Parliamo, infatti, di: resti di necropoli, ponti, antichi mulini, fontanili, forni, chiesette, fabbricati e manufatti rurali, palazzi storici e musei di arte contadina, ai quali fanno da cornice vigneti e uliveti storici, antiche coltivazioni, risorse ambientali, aree boschive estese e sorgenti d’acqua, che favoriscono la presenza di specie floristiche e faunistiche autoctone e rare.
Insomma, una sorta di paesaggio incantato, che nulla ha da invidiare a riserve naturalistiche ben più note e che, grazie alla morfologia del territorio, potrebbe diventare – tra le prime esperienze nell’Italia del Sud – un itinerario per appassionati e non, costellato da fattorie didattiche, agriturismi, locande tipiche e bed&breakfast o anche semplici percorsi per mountain-bikers.
L’idea, dunque, è quella di dar vita ad un processo integrato di valorizzazione, non solo del patrimonio culturale presente, ma anche delle altre risorse, che, tutte insieme, debbono protendere verso la creazione di un vero e proprio distretto turistico-culturale, capace di favorire, a propria volta, una sempre maggiore:
- capacità di coinvolgimento, ovvero un forte consenso, non solo da parte dei proprietari e/o detentori dei singoli beni, ma anche, e soprattutto, delle Istituzioni, che sappiano guardare al progetto con luingimiranza;
- capacità di attrazione, in termini di fruibilità e competitività rispetto ad altre realtà più note.
- capacità di accoglienza, attraverso la creazione ed il corretto funzionamento di infrastrutture ricettive;
- capacità di trasformazione, ovvero le piccole imprese del territorio devono saper utilizzare gli output del processo di valorizzazione (tra questi output: la produzione di servizi per la fruizione delle risorse, l'identità sociale, innovazione e ricerca,ecc).
Per realizzare tutto ciò, oltre all’auspicabile possibilità di accesso a fondi comunitari, è importante che le Amministrazioni non facciano mancare il loro apporto, non solo economico, ma anche in termini di condivisione del progetto e di partecipazione al modello di sistema distrettualistico che si ritiene utile proporre.
Del pari, un significativo sostegno potrà essere fornito dalle associazioni culturali presenti nell'area, dal mondo del volontariato, nonché da ambientalisti, fondazioni, associazioni ed Enti del Terzo Settore, che ritengano il progetto in linea con le loro finalità statutarie.
Mettere, infatti, a sistema tutte le eccellenze ed inserirle in percorsi ben strutturati permetterebbe di rendere vivo e tangibile, per la comunità, il patrimonio presente.
E potrebbe essere interessante ideare un brand, un marchio.
Questo, sia per conferire un'identità e sia per rendere più accattivante da un punto di vista turistico il patrimonio presente (capacità di attrazione). Così come sarebbe auspicabile procedere ad una raccolta di racconti delle persone anziane, che, a vario titolo, continuano a custodire quell’inestimabile patrimonio della memoria dei luoghi.
Il modello di sviluppo ipotizzato con la creazione del Parco Fluviale-Naturalistico sul fiume Jassa è quello del “distretto turistico culturale”, cioè un sistema reticolare, spazialmente delimitato, il cui nodo centrale è costituito dal processo di valorizzazione dell'asset territoriale rappresentato dai beni culturali, intorno al quale ruoterebbero gli altri nodi: dai processi di valorizzazione delle altre risorse del territorio alle infrastrutture territoriali, ai servizi di accoglienza ed all'insieme delle piccole imprese, la cui attività è direttamente collegata al processo di valorizzazione dei beni culturali.
Con una lungimirante politica di sistema, potrebbe concretamente realizzarsi una omogenea valorizzazione del territorio, in quanto i vari beni non sarebbero salvaguardati singolarmente, bensì nel loro contesto di appartenenza, caratterizzato anche dalla sua agevole raggiungibilità, facilitata dalla vicinanza dell’Autostrada del Mediterraneo.
L'attenzione, dunque, non va rivolta esclusivamente ai beni culturali - dei quali va tenuto in conto la necessità di restauro e di manutenzione necessari per la loro salvaguardia – ma, seguendo il modello distrettuale, va finalizzata a creare punti di contatto tra le diverse “filiere”, del turismo e produttive, fondamentali per lo sviluppo del territorio, con un occhio attento:
- alla cultura dell’olio e del vino, caratterizzata da millenaria tradizione, resa possibile dalle favorevoli condizioni di pendenza ed esposizione di queste colline;
- alla cultura popolare, con un occhio attento al settore agroalimentare ed ai prodotti tipici, dall’artigianato locale, alle antiche coltivazioni, alle fattorie didattiche, ecc.;
- alle risorse ambientali, costituite anche da aree boschive di notevole estensione, in cui è possibile osservare specie autoctone di flora e di fauna della zona, ma anche esempi di specie rare e sorgenti, senza dimenticare che, nel suo complesso, il territorio collinare presenta punti panoramici di grande bellezza.
La governance è l'aspetto fondamentale per il funzionamento del distretto.
Per questa ragione, anche grazie al sostegno operativo e strategico offerto dall’Università della Calabria, è stato ipotizzato un piano di governance che coinvolga il maggior numero di stakeholders (ovvero i soggetti portatori di interessi per un determinato progetto) locali e non, a medio/lungo termine, costituendo un Comitato promotore del Parco, quale soggetto coordinatore; nei prossimi giorni sarà invece costituito un Comitato tecnico-scientifico, del quale facciano parte studiosi e professionisti esperti di diverse discipline, che possano dare rilievo culturale e rigore scientifico all'operazione.
La partecipazione allargata alla popolazione permetterebbe di conoscerne esigenze, necessità ed aspettative, consentirebbe una comunicazione efficace e renderebbe la forma distrettuale propria del territorio, poiché riconosciuta ed animata da coloro che lo vivono. Nei prossimi giorni, organizzeranno una conferenza stampa a illustrare il progetto nel dettaglio.