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Non sono un’esperta né una studiosa di Dante, ma da sempre ho subito il fascino della Divina Commedia, poema che non smette mai di incantare perché in essa si scopre sempre una intrinseca attualità e modernità.
In questo mio breve scritto desidero soffermarmi sulla prima parte del XXXIII canto del Paradiso.

Siamo nell’Empireo, nella rosa dei beati, a mezzanotte del 31 marzo 1300.
Dante non ha più come guida Beatrice, ma S. Bernardo di Chiaravalle.
Sappiamo che Dante aveva come meta ultima, dopo la sua purificazione avvenuta attraverso il viaggio nell’inferno e nel purgatorio, la visione di Dio.
Ma Dante non può chiedere una simile grazia, è s. Bernardo la sua voce.

La prima cosa che balza agli occhi è che il canto XXXIII comincia solennemente, senza introduzioni di sorta, è un tutt’uno col precedente canto perché deve emergere fin da subito la profondità e la passione che S. Bernardo mette nelle sue parole, rivolgendosi alla Vergine.
Sono 39 versi che vanno letti facendoli passare non solo attraverso la mente, ma attraverso il cuore.
Queste meravigliose parole di un inno che a detta di tutti, critici e non, è sublime, non poteva non essere messo in bocca che a S. Bernardo, un uomo contemplativo dolce e mite, un mistico che teorizzava l’ascesi e che sulla terra era stato particolarmente fedele e devoto a Maria, ritenuta da lui mediatrice universale della grazia; quindi soltanto uno come lui avrebbe potuto intercedere presso Maria per ottenere a Dante la grazia suprema della visione di Dio.
D’altronde nei suoi scritti s. Bernardo aveva affermato la teoria universale della mediazione ( Nel De gratia et libero arbitrio ) secondo la quale è volontà di Dio che Maria serva da canale (acquaeductus ) della grazia divina.

Ed ecco che fin da subito, leggendo il canto XXXIII, siamo sommersi da questa prodigiosa e sublime preghiera a Maria: tutto si fa silenzio, tutto intorno è come immobile, Dante scompare, tace ( pur se ansioso ) in questo luogo che ha soltanto luci e stabile beatitudine e quindi pace.
É semplicemente un incanto l’inizio di questa preghiera, costruito su antitesi ricche di pause ritmiche e di cadenze musicali: Vergine-Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta.

Un’altra considerazione da fare è vedere che c’è l’uso anaforico del tu, elemento tratto dalla tradizione ( i critici affermano che Dante si sia ispirato alla Laus Christi di Claudiano ); ma a me piace vedere la confidenza filiale con cui ci si può rivolgere alla Vergine, senza inutili sovrapposizione di formalità: lei è la Madre e con lei si può usare un tono confidente.
Altra caratteristica ( sottolineata dallo studioso tedesco Howerback ) è che in questi versi da una parte c’è l’elogio, dall’altro lato c’è l’invocazione, anche questo tipico della tradizione cristiana e greca.

Mi permetto, infine, una considerazione personale: Dante, con la Divina Commedia, ha anche voluto esprimere quanto sia difficile e a volte lacerante il cammino per accrescere la propria fede, ma questo cammino è indispensabile se vogliamo essere davvero simili a Colui che ci ha creati.
In questo periodo, in cui il coronavirus ci ha costretti a cambiare tutte le coordinate che avevamo sul “ tempo”, potremmo approfittare per rileggere questi versi, che hanno un respiro universale, per rivedere il nostro essere, per rivedere ciò che siamo e ciò che vorremmo essere e magari riscoprire la grandezza di “quell’Amore che move il sole e le altre stelle”.

 

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Info Autore
Palma Civello
Author: Palma Civello
Biografia:
Palma Civello è nata a Palermo. Laureata in lettere classiche, ha insegnato nelle scuole secondarie. Ha conseguito nel 2018 il Master in psicologia dell’arte e della letteratura. Nel gennaio 2008 ha pubblicato il libro di racconti “ Volti e svolte al telefono” con la C. E. La Zisa di Palermo e nel marzo 2011 ha pubblicato con la stessa C. E. la sua prima raccolta di poesie “Ho liberato le parole”. Inserita in parecchie antologie letterarie, si è classificata ai primi posti in numerosi concorsi letterari per opere sia in poesia che in prosa, nonché per la fotografia. Nel gennaio 2017 ha pubblicato con la C.E. Drepanum il libro di racconti “ Nodi di donne”. Nel Maggio del 2018 ha conseguito il primo posto al prestigioso premio ASAS di Messina, vincendo la pubblicazione di una silloge inedita dal titolo “Come tela di Penelope” a cura della C. E. Del Poggio di Foggia. Nel gennaio 2020 ha pubblicato il suo terzo libro di racconti “ Fili della vita” con la C. E. “ Il Convivio”.
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