di Stefano Dentice
Consegnato alle stampe dall’etichetta Barly Records (By Encore Music), Menagramo è il nuovo capitolo discografico firmato Mendace, ardimentoso quartetto formato da Francesco Giacalone al clarinetto, Marco Magnelli alla chitarra, Matteo Zucconi al contrabbasso e Giuseppe Sardina alla batteria. Questo album, impreziosito dalla presenza degli ospiti Fausto Dee Quarto alla voce (in Gocce) e Giuseppe Franchellucci al violoncello (in Notti Insonni), contiene sette brani originali autografati da Giacalone e Magnelli. In direzione contemporary jazz, Menagramo è un disco trasversale, in cui melodia, sonorità, senso estetico e creatività rappresentano il vero fil rouge di questa fatica discografica. Il clarinettista e il chitarrista raccontano la genesi e il mood del CD.
La prima impressione che si ha durante l’ascolto di Menagramo è quella di una scrittura particolarmente profonda, ispirata, rarefatta, talvolta crepuscolare e dalle nuance evocative. Qual è il tratto distintivo di questa nuova realizzazione discografica?
«Nel registrare il disco abbiamo cercato di far emergere una vena compositiva basata sulla melodia e su atmosfere oniriche. Infatti, durante l’ascolto, si può notare come nonostante il nostro quartetto si possa definire jazz, abbiamo lasciato poco spazio all'improvvisazione, prediligendo un discorso musicale teso ad esaltare l'aspetto sonoro delle composizioni. Anche la scelta della sequenzialità dei brani ha una sua logica: il disco si apre e si chiude con due pezzi (di Francesco Giacalone, ndr) che danno un senso di discorso narrativo a tutte le tracce, quasi a voler simulare la visione di una pellicola cinematografica».
FRANCESCO GIACALONE
Analizzando con attenzione l’album, balzano subito all’orecchio delle intuizioni melodiche, asperità armoniche e soluzioni ritmiche mai banali, oltre a delle finezze timbriche di ottima fattura. Questa concezione è figlia di una ricerca stilistica personale ben precisa?
«Sì. Avendo in mente l'idea di come dovessero suonare i brani, anche attraverso la scrittura abbiamo cercato di evidenziare e di seguire questa intenzione. Mendace nasce dal duo clarinetto e chitarra. Con questa formazione avevamo già immaginato lo sviluppo del discorso musicale. Insieme a Matteo (Matteo Zucconi, ndr) e Giuseppe (Giuseppe Sardina, ndr) siamo riusciti ad arricchire e a perfezionare appunto il nostro discorso musicale con nuovi aspetti timbrici e ritmici, dove ogni musicista, pur avendo un canovaccio ben definito, è riuscito ad inserire le proprie idee e la propria personalità».
Insieme ai già citati Matteo Zucconi al contrabbasso e Giuseppe Sardina alla batteria formate Mendace, questo quartetto spregiudicato. Soprattutto sotto l’aspetto dell’interplay, quando e come siete riusciti a trovare la quadra?
«Il lavoro è stato lungo. Per registrare il disco abbiamo suonato e provato quasi un anno. Il sound del gruppo si è sviluppato gradualmente, prova dopo prova. Il risultato finale del progetto si può racchiudere come una sintesi delle nostre idee, dove ognuno di noi ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita e nella definizione dei brani. In sostanza, abbiamo trovato la quadra in modo graduale e siamo arrivati ad un punto in cui tutti noi eravamo convinti delle composizioni».
MARCO MAGNELLI
Inoltre, in qualità di ospiti, figurano Fausto Dee Quarto alla voce e Giuseppe Franchellucci al violoncello. Quali sono le maggiori qualità di questi due musicisti che hanno impreziosito l’album?
«Entrambi sono riusciti ad immergersi nel sound del gruppo. Sono due musicisti molto preparati e con una forte personalità artistica. Giuseppe Franchellucci, con il suo violoncello, è riuscito a dare al brano Notti Insonni il giusto lirismo e a esaltare la melodia principale della composizione con la sua interpretazione del tema. Fausto Dee Quarto, nel brano Gocce, ha dato quel tocco hip hop con la sua voce non solo interpretandolo in maniera molto personale, ma anche arricchendolo con un bellissimo testo. Inoltre, Gocce è l’unico pezzo non strumentale di Menagramo. Quindi la scelta di affidare la parte vocale a Fausto la riteniamo azzeccata».
Tornando ai brani originali, quali sono secondo voi le analogie e le differenze fra le vostre composizioni?
«Entrambi, nella scrittura dei brani, abbiamo una predilezione più per il tema che per l’improvvisazione. Quello che ci interessa è lo sviluppo della melodia, il più delle volte volutamente semplice ed ariosa. La differenza sta nel modo di comporre: Francesco preferisce un tipo di scrittura più aperta e lascia maggiore libertà interpretativa agli altri musicisti. Io (Marco Magnelli, ndr), solitamente, scrivo tutte le parti per gli altri componenti, ma questo non preclude la possibilità di modifiche da parte degli altri musicisti. Diciamo che do il canovaccio del brano, ma il suo sviluppo si delinea in maniera collettiva. Insomma, il nostro modo di comporre ha lo stesso obiettivo ma un diverso modo di raggiungerlo».
Guardando alla promozione di Menagramo, che tipo di accoglienza vi aspettate soprattutto nei concerti di presentazione?
«Speriamo di suscitare curiosità e coinvolgimento nell'ascolto dei nostri brani. Siamo consapevoli che la nostra musica ha bisogno di essere ascoltata attentamente per poterla apprezzare appieno. Dunque, di conseguenza, necessita di luoghi dove le persone assistono al concerto senza distrazione, per immergersi completamente nelle sonorità dei Mendace».
MENAGRAMO, la copertina del disco
In copertina, il quartetto MENDACE
Link per ascoltare l’album: https://linktr.ee/mendace.music