Esistono due dimensioni valutative dei processi complessi che guidano lo sviluppo, spesso affidati a leadership organizzative. Una prima è definita idraulica da J.G. March e T. Weil (L’arte della leadership, Il Mulino 2007); in questa pubblicazione si cerca di padroneggiare le dimensioni più rilevanti dell’organizzazione complessa da mettere in campo, esaltando gli strumenti tecnici di riferimento e messi a disposizione dei beneficiari delle azioni. Questa visione presuppone una altissima competenza dei vertici dell’organizzazione nel comprendere le specificità dei singoli territori e degli ambiti amministrativi, dove deve penetrare l’efficacia e l’efficienza delle azioni. Una capacità di iniziativa forte, basata su deleghe e monitoraggi sistematici condotti grazie a efficienti sistemi informativi, capaci di rilevare anche il senso di comunità. E’ questa anche la visione proposta da Draghi e suggerita dal suo staff durante il recente convegno Anci sul modo in cui il Pnrr farà arrivare risorse ai piccoli comuni.
A Buccino, dopo il mio contributo e quello di Ugo Marano – artista e poeta – per vincere lo spaesamento dei piccoli comuni, la visione strategica per il territorio largo parlava di Buccino come “Città a tre eliche”. Oggi – dopo la pandemia e la nuova aggressività della globalizzazione e la debolezza delle strategie sullo sviluppo emerse al COP26 di Glasgow – nascono molti dubbi sul discorso semplificato di Draghi e suggerito dal suo staff. La fragilità che accompagna la visione del paesaggio dei piccoli comuni lungo l’autostrada Salerno Reggio Calabria – da Buccino fino a Morano Calabro, ad esempio, ed anche oltre – mette in forte discussione la speranza che la rete dei comuni sull’asse appenninico che va verso Sud possa diventare un attrattore di nuova urbanità, se non facciamo una “rivoluzione” sulla sussidiarietà necessaria in termini di politica economica.
I due autori appena citati, non a caso, allargano la prospettiva sul come costruire progetti a fattibilità più aperta, mettono in campo una seconda ipotesi che chiamano approccio poetico alla governance strategica. In questo caso la sintesi organizzativa, con la leadership poetica, può essere associata ai temi che il poeta Franco Arminio sviluppa nel suo libro “La cura dello sguardo”, con sottotitolo “la nuova farmacia poetica”; questa volta la visione, disponendo delle autorità di governance necessarie, non diffonde inquietudine, ma cerca di incoraggiare il metodo e l’apprendimento. Si può aggiungere la quarta elica alla visione poetica – di Ugo Marano e mia – e tutte e quattro le eliche ci consentono di parlare di post-post paesologia strutturante.
Già prima della comunicazione di Franco per invitarmi al Festival di Buccino del 17 e 18 dicembre 2021, il suo pensiero camminava, affrettandosi lentamente, come nella visione di Cosimo dei Medici I per la sua flotta, per arricchire il suo racconto poetico e contemplativo sui valori presenti nei paesi del suo lungo viaggio. Franco ipotizzava nuove discontinuità senza trascurare l’idea anche di uno svuotamento completo di alcuni paesi perché, anche in questa ipotesi, i piccoli paesi scomparsi rimangono vivi come standard urbani e memoria per il futuro.
Partendo da Buccino città a quattro eliche, e Caggiano, la città dei numeri 7, e guardando ai progetti dell’Alta velocità, può nascere la nuova visione strategica da promuovere, aggiungendo la quarta elica di Franco Armino alle tre eliche di Ugo Marano fino a poter parlare di una città del quarto paesaggio (vedi via Google, Pasquale Persico e Jole Giarletta, la pianificazione debole).
Per fare questo progetto complesso non viene messa in campo solo una forza evocativa del cambiamento, ma si parte dalla consapevolezza della fragilità della realtà amministrativa che ci circonda, insieme a una certa fiducia nell’improbabile. La valutazione dei processi perde il suo valore di punizione, come probabile inefficacia del Pnrr per le aree interne, fino a cercare di esaltare il nuovo sguardo sul potenziale. Questo nuovo sguardo riposiziona le idee e ripropone la possibilità di un coinvolgimento attivo e responsabile degli stakeholders, di cittadini attivi e Comuni responsabili, più intraprese inattese dei privati che, armati di una nuova reciprocità poetica, si sentono capaci di promuovere processi di auto riconoscimento diffusi. Cercano di muovere patti istituzionali inusitati per sviluppare competenze da indirizzare nella nuova capacità organizzativa lungo la rete larga di paesi, i quali si riconoscono, finalmente, in un paesaggio, infrastruttura complessa che chiameremo rete di città di nuova urbanità.