di Paolo Russo
Stiamo assistendo al rischio di una profonda recessione, frutto di politiche unidirezionali che non hanno tenuto conto adeguatamente degli interessi nazionali.
Il profondo sperpero di denaro pubblico non è dipeso solo dalla scelta di adesione alla guerra in Ucraina che ha comportato comunque enormi spese sia dirette che indirette come l'invio delle armi o come effetto della compromissione dei rapporti diplomatici con la Russia ma anche dall'ostinazione alla corsa al riarmo.
Lo Stato Italiano infatti con Mario Draghi spenderà quasi 26 miliardi di euro e si è impegnato a portare al 2% di Pil le spese militari già dal 2028 dall'1,51 attuale. Tutto questo in un contesto di devastazione dell'economia dovuta alle misure di contenimento dell'epidemia da Covid tra acquisti di vaccini (milioni di dosi sono andate al macero per le previsione sbagliate sull'adesione alla quarta dose) e chiusure delle attività commerciali con le logiche sanitarie del green pass che di sanitario si è scoperto non avere nulla (è stato dimostrato dagli ultimi studi che i vaccinati si contagiano tanto quanto i non vaccinati e che in qualche modo gli stessi vaccinati dopo sei mesi dal vaccino hanno una protezione addirittura negativa dal contagio).
Una situazione incredibile se si pensa che questo governo, che si è assunto responsabilità importantissime non è passato dalle elezioni ed ha avuto l'appoggio incondizionato dalla Presidenza della Repubblica e dalle camere.
Resta l'incognita di dove verranno trovati i fondi da cui attingere a quel 2 per cento del Pil che diventerà strutturale.
Aumento delle imposte, aumento del debito pubblico, che ha già superato il 150 per cento del Pil, tagli alla sanità, all’istruzione o alle pensioni, tutte opzioni seriamente probabili che non lasciano presagire nulla di buono all'orizzonte.