Chi è causa del proprio male...
di Massimo Reina
Dunque, ricapitoliamo. Dopo aver fatto il tifo sfegatato per l’epico harakiri economico, sociale e politico dell’Europa, il nostro amatissimo Occidente democratico e civilizzato si sveglia una mattina con una notizia da far tremare i polsi.
No, non la sconfitta della Juve, quella l’avevamo prevista. Parliamo di Vladimir Putin che, con la consueta nonchalance del giocatore di scacchi, si mette a chiacchierare di terre rare e alluminio con nientemeno che gli Stati Uniti. Già, proprio gli Stati Uniti, quelli che ci avevano detto di stare tranquilli, di fare i bravi e seguire la linea della Nato, che sennò la mamma si arrabbia.
E invece, sorpresa! Mosca e Washington si scambiano pacche sulle spalle, discutono di -business e siglano accordi mentre noi, poveri tapini europei, ci ritroviamo con un pugno di mosche. Anzi, con un pugno di debiti, fabbriche chiuse, aziende in fuga e una classe politica così attaccata alla poltrona che sarebbe disposta a scatenare la Terza guerra mondiale pur di non perdere i privilegi da casta.
- La favola dell’Ucraina baluardo delle democrazie
Per mesi ci hanno raccontato la favoletta del “difendere l’Ucraina”, della “resistenza democratica”, del “morire per Kiev” e intanto la verità era un’altra: la guerra doveva servire a loro, a Biden e alla sua corte di burattini, per spingerci nel burrone e isolarci dai veri centri del potere economico globale, rendendoci ancora più schiavi delle armi e dei rifornimenti degli americani, a discapito del libero mercato e dei vantaggiosi affari con la Russia.
- Missione compiuta
E mentre noi ci crogioliamo nella retorica bellicista, smantelliamo il nostro tessuto industriale e ci priviamo delle materie prime, gli USA fanno i loro conti e, guarda caso, scoprono che con Mosca conviene trattare. Ma noi no, noi siamo la fortezza assediata, pronti a immolarci sull’altare della fedeltà atlantica, anche se significa morire di fame con la bandiera della NATO in mano.
- Gli affari tra la Russia e gli Stati Uniti
E così, mentre l’Europa si fa i conti in tasca cercando gli spiccioli sotto il tappeto per pagare le bollette, Vladimir Putin gioca d’anticipo e si porta avanti con il lavoro. Il presidente russo, quello che dovevamo schiacciare con le sanzioni e ridurre a mendicare al mercato nero, adesso offre agli Stati Uniti la possibilità di collaborare sui depositi di terre rare - la Russia ha la quinta riserva mondiale di terre rare, secondo i dati dell'U.S. Geological Survey, stimate in 3,8 milioni di tonnellate metriche - e di rifornire il mercato americano di alluminio. Il tutto nell’ambito di un accordo economico futuro, che suona molto come un "facciamoci due calcoli e vediamo quanto ci conviene".
Donald Trump, nel suo stile sempre sobrio e misurato, aveva già annunciato "importanti transazioni di sviluppo economico con la Russia". E nel giro di due ore – due, non due anni come capita ai burocrati europei – Putin ha già riunito ministri ed esperti per discutere del business. Del resto, il Cremlino non è Bruxelles, qui si decide in fretta. Poi, con la solita aria da giocatore di poker che sa di avere il full in mano, lo zar si concede alle telecamere della TV di Stato: "Noi, a proposito, saremmo pronti a offrire (progetti congiunti con) i nostri partner americani, e quando dico 'partner', intendo non solo strutture amministrative e governative, ma anche aziende, qualora mostrassero interesse per un lavoro congiunto". Tradotto: cari americani, se vi va di fare affari seri, accomodatevi.
- Chi è causa del proprio male...
E l’Europa? Ah, l’Europa... L’Europa resta lì, con il galletto spennato Macron a starnazzare e il cerino in mano, intenta a vietare auto a benzina, a inseguire trattori inferociti e a collezionare deficit commerciali, mentre gli Stati Uniti scoprono che con Mosca, guarda un po’, ci si può sedere a tavola a trattare. Ma niente paura: noi abbiamo la nostra dignità. Certo, è un po’ ammaccata, un po’ in saldo, ma sempre dignità è.
L’Europa resta ferma sul binario morto, ostaggio di una leadership odiata dai suoi stessi cittadini. La crisi economica morde, la fiducia nei governi è ai minimi storici, le proteste si moltiplicano e il malcontento popolare monta come la panna. Ma loro? Loro niente, imperterriti, ciechi e sordi, convinti che la soluzione sia stampare più bandierine blu con le stelline dorate e dichiarare guerra ai trattori, alle acciaierie e alla logica.
Intanto, il resto del mondo va avanti. La Russia si rafforza, la Cina si prende l’Africa e l’America Latina, l’India espande la sua influenza e gli Stati Uniti, come sempre, si muovono con pragmatismo, lasciando agli europei il compito di farsi a pezzi tra loro. Noi, invece, continuiamo a raccontarci la fiaba della grande alleanza atlantica, come se fossimo davvero sulla stessa barca con Washington. Peccato che loro abbiano già la scialuppa di salvataggio pronta, mentre a noi tocca affondare con stile. E alla fine, chi è causa del suo male..