di Paola Cecchini
Già autore di analoghi spettacoli teatrali su Gaber, De André, Ivan Graziani e Pink Floyd, Andrea Scanzi (prestigioso giornalista de ‘Il Fatto quotidiano’) ha ripercorso al Teatro Sperimentale di Pesaro la carriera di Franco Battiato nello spettacolo ‘E ti vengo a cercare…’ nell’ambito della rassegna PLaylist curata d a Amat-Platea delle Marche.
«Sperimentatore, mistico e pioniere, originale e inquieto, lirico e pop, uno dei più grandi artisti italiani e un rivoluzionario in servizio permanente della musica italiana»: così Scanzi ha presentato l’artista con particolare attenzione al (lungo) periodo d’oro che va da ‘L’era del cinghiale bianco’ a ‘Gommalacca’, senza dimenticare le sperimentazioni degli esordi e al tempo stesso gli ultimi lavori discografici, le cover e le tante collaborazioni.
Accanto a lui, a cantare e suonare alcuni dei brani più significativi di Battiato, Gianluca Di Febo, leader dei Terzacorsia e dei Floyd On The Wing (sul palco con Scanzi anche nello spettacolo Shine On dedicato ai Pink Floyd). Nello spettacolo sarà anche Battiato stesso, grazie a foto e a video che approfondiranno il racconto.
«Io credo che sia molto importante ricordare questi mostri sacri, perché abbiamo bisogno di memoria storica. Abbiamo avuto una grande fortuna in Italia: grandissimi artisti, cantautori, intellettuali ed alcuni di questi non sono nemmeno stati valorizzati appieno. Ivan Graziani, ad esempio, è uno dei più grandi sottovalutati mentre Gaber è conosciutissimo come nome, ma non come arte. Credo sia giusto che tutti li conoscano» - ha detto Scanzi alla stampa.
«So che c’è chi viene a questi spettacoli per nostalgia e chi per imparare. Se fosse capitato a me, a 15 anni, dopo due ore di uno spettacolo così, sarei andato a casa e avrei ascoltato tutta la discografia. Se i giovani vengono, è difficile che non gli piaccia l’artista che racconto: può succedere che siano incuriositi da me, ma il risultato è che i ragazzi scoprono una parte diversa della loro vita» - ha continuato.
Scanzi parla per oltre due ore. Il lavoro che c’è dietro lo spettacolo è notevole:
«Senz’altro ma più che altro c’è una grande passione. Scrivo gli spettacoli con una certa velocità: mi aiuta il fatto che questa musica la mastico, la ascolto da 40 anni come minimo e ci sono cresciuto. Su Battiato so tutto: non perché sono particolarmente intelligente, ma perché lo amo, so quali corde toccare.
Nella mia vita lui c’è sempre stato, soprattutto quello dalla fine degli anni ’70 agli anni ’90: due decenni di perfezione. Mi ha sempre affascinato perché era curioso, rivoluzionario, originale, scriveva testi che inizialmente non comprendevo, tanto erano pieni di citazioni, anche molto alte, sia spirituali che metafisiche.
L’ho seguito a teatro e nei monasteri, e quando mi sono sposato, in Comune, decisi di farci suonare “E ti vengo a cercare”: quello di quel periodo è il Battiato più metafisico, più classico, di una genialità e meraviglia che ancora mi fa commuovere…».
Nonostante le tante battute su testi spesso così arcani…
«Le battute sui suoi testi si sprecano, ma nello spettacolo dimostrerò che nulla è a caso, anche quando sembra deragliare con cose totalmente folli, in realtà è tutto calcolato, ogni riferimento è linguistico, letterario, religioso o storico.
“Centro di gravità permanente” è il bignami delle teorie di Gurdjieff ma tu la canti e ti diverti. Padre Matteo Ricci che ha lo stesso nome del sindaco di Pesaro, era un gesuita del Cinquecento che voleva davvero entrare a corte dell’imperatore».
E ci è riuscito tanto che è stato il primo ad essere seppellito nella Città Proibita!