di Guendalina Middei
Vedete questa ragazza? Si chiama Sara Curtis e ha solo 18 anni — diciotto, avete capito bene — eppure ha appena vinto i Campionati Italiani di nuoto. Ma non solo: ha frantumato un record che resisteva da nove anni e apparteneva a una leggenda come Federica Pellegrini.
Ci ha regalato una gara che definire emozionante è poco. E cosa succede in Italia? La sua impresa diventa subito un pretesto per far polemica. Per attaccare la Pellegrini, per screditare una delle più grandi nuotatrici di tutti i tempi.
«La Pellegrini la dimenticheremo presto», leggo da una parte. «Sara Curtis ha cancellato la Pellegrini», leggo da un’altra.
Ecco, lasciatemelo dire: questo non è sport.
Lo sport non è fare paragoni, non è denigrare l’avversario, non è una competizione fine a sé stessa. E quello che è accaduto non è stato rispettoso né per Sara, né per Federica. Che poi piaccia o meno, non conta. Perché basta guardare questa ragazza, ascoltarla parlare, per capire che tutto questo non le appartiene.
Il nuoto è sempre stato la sua vita, sì, ma Sara è una ragazza umile, semplice, modesta. Ama studiare e sogna di iscriversi a Psicologia.
“Nuotare mi aiuta a studiare”, dice. Ed è per questo che ha vinto.
Perché con umiltà ha scelto di mettersi alla prova, di sfidare se stessa, di migliorare se stessa.
Perché nel nuoto, come in ogni sport — come nella vita — non si tratta di battere gli altri, ma di superare i propri limiti, tirando fuori la grinta, la forza, la grazia e la bellezza che sono già dentro di noi.
Si tratta di trovare il proprio ritmo, la propria andatura, il proprio cuore.
E questa, più che una vittoria, è una lezione di vita.
Grazie, Sara, per averci fatto emozionare. Sei stata bravissima.
E a tutti i leoni da tastiera, dico: facciamo il tifo per lei.
Perché lo sport non è fare il tifo contro, ma fare il tifo con.