Abbiamo incontrato Gabry Sangineto, fra più influenti DJ/Producer in Italia, che ha fatto della sua passione un trampolino di lancio per una strepitosa carriera. Un serio professionista a cui abbiamo chiesto di inquadrare la situazione attuale, nel suo settore, con proposte e buoni propositi per il futuro.
Creatore di un proprio genere musicale ribattezzato “House Crack” nato combinando House, Tech House & Tribal, ha portato la sua musica in tantissimi paesi del mondo: dagli Usa, all'Inghilterra, al Brasile. I suoi remix sono rilasciati da label mondiali. Durante la sua carriera è stato presente nelle più importanti Charts mondiali (Billboard, Music Week, Mtv Dance Charts, iTunes Dance Charts, Deutsche Dance Charts, Trend Charts, BeatportTraxsource, Le Buzz Chart, Dj Mag, Norwegian Dance Chart, Swiss Dance Charts, Italian Dj Chart, Discomix, Discoid) con tracks personali e remix. Collabora con Juicy Beats Magazine, uno dei giornali di riferimento della scena Clubbing e Djing italiana.
1-La “formula discoteca” per come la conosciamo era già in crisi prima della pandemia, una volta era il luogo dove si creavano tendenze, mode, pare un tempo lontano. La gente ha desiderio di tornare a ballare ma in contesti nuovi, meno omologati, più legati a una vera esperienza musicale, aggregativa, creativa. Come adattarsi al cambiamento nelle modalità di consumo della Musica?
Questa cosa è in parte vera, nel senso che le responsabilità bisogna andarle a cercare nei vari contesti organizzativi che sono stati letteralmente invasi da gente senza arte né parte. Personalmente, in tutti questi anni di carriera, ho avuto la sfortuna, mio malgrado, di entrare in contatto con direttori artistici che di artistico avevano ben poco. Chiunque si svegli la mattina si inventa dj, direttore artistico, imprenditore della night life. Quest’ultima categoria, se coadiuvata da una forte dose di denaro, si crede Dio in terra e quasi quasi vorrebbe insegnarti a fare il tuo mestiere.
Ho visto situazioni di “lusso”, di immagine, dove la musica era l’ultimo ingrediente preso in considerazione, lasciata in un angolo quasi come se fosse un optional. Tutti questi fattori hanno fatto sì che i fruitori di musica si spostassero su altre realtà (ormai anche il bar sotto casa fa musica col dj).
Personalmente ho sempre messo la musica al primo posto, ricercando sempre il sound giusto, cercando di accontentare qualsiasi clientela. Non mi viene difficile, anzi, e proprio per questo mi sono creato dei rework personali, dei riarraggiamenti in chiave moderna, di dischi degli anni 70/80 che uso nei mie live. Quindi, più che “formula discoteca”, possiamo parlare di “formula dj”, è quello che fa la differenza tra un professionista e uno improvvisato che lo fa perché “è figo”. Credo che, ripulendo il settore da tutti questi improvvisati, si potrà tornare agli antichi fasti.
Questa pandemia va vissuta come una pausa di riflessione, capendo dove si è sbagliato per poter ripartire anche meglio di prima.
Le prossime decisioni che il compartimento musica e spettacolo adotterà saranno decisive per il futuro del Clubbing e credo che lo stesso dovrebbe farsi sentire con più forza dal Governo. Il prossimo 11 Febbraio riapriranno le discoteche ma partiranno sempre a capienza dimezzata del 50% e quindi con metà dei guadagni ma con bollette di luce e gas aumentate del 400%.
Per non parlare di tutti coloro che, dal prossimo weekend, non potranno entrare in discoteca perché sprovvisti del Green Pass. Parliamone, perché fra loro e chi si è stufato di esibirlo, saranno in molti, troppi, a dover rimanere fuori. E le discoteche ne risentiranno, e non poco!
Bisogna riaprire quanto prima senza condizioni, soprattutto insensate come queste!
Il Club non ammette distinzioni né di genere, né di colore, né di razza.
2-Quale è stato l'approccio con le case discografiche in questo momento così difficile?
L’approccio è stato sempre lo stesso, uguale al periodo pre-pandemia, dato che ormai si lavora via internet da ogni parte del mondo. Alcune label, in questi due anni, hanno deciso di non pubblicare nulla. Altre, invece, hanno continuato a sfornare musica senza curarsi delle vendite che nei mesi di totale chiusura, ovviamente, sono calate notevolmente. Personalmente, in questi due anni di fermo, mi sono dedicato a pubblicare compilation insieme al mio socio Sergio Matina, con la collaborazione della Distar Records, l’etichetta discografica gestita dall’amico Mauro Pagany (uno dei produttori del progetto internazionale anni 90 ‘Cappella’ insieme a Pieradis Rossini, Roby Arduini, Max Persona e Mauro Picotto).
3-Streaming live delle sessioni di produzione in studio, live social, sono davvero state delle soluzioni accettabili?
Più che soluzioni, diciamo che sono dei supporti a chi fa il mio mestiere. Viviamo nell’era dei social e, oggi come oggi, tutti vogliono sapere cosa fai, dove sei, come nasce una determinata produzione o una selezione musicale. Serve a mantenere un rapporto sempre più stretto col proprio pubblico e, in piena pandemia, tutto questo è stato fondamentale. Non solo, serve anche per creare nuove sinergie e collaborazioni artistiche tra dj e produttori in tutto il mondo che magari non si conoscevano prima di quel momento. È una vetrina per mettere in risalto le proprie qualità artistiche e per diffondere il proprio Sound.
4-Il deputato M5s Gianluca Vacca aveva chiesto di riconoscere lo status e l'attività dei disk-jockey, una proposta di legge per il riconoscimento della qualifica professionale di DJ. Come è andata a finire? Davvero necessaria questa azione?
Che io sappia, ad oggi, si è concluso in un nulla di fatto. Purtroppo il nostro Paese è ancora indietro dal punto di vista del riconoscimento del Dj come figura professionale lavorativa. Difatti il Dj non viene considerato in Italia come un vero e proprio lavoro. Esistono delle associazioni e dei sindacati che, ultimamente, hanno creato un albo professionale dei Dj, ma a livello normativo da parte dello Stato siamo ancora indietro. Dal punto di vista burocratico esiste la formula della prestazione occasionale, della musica dal vivo, ma non esiste ancora la figura professionale del Dj e credo che, essendo nel 2022, sarebbe proprio ora di istituirla.
5-Uno studio inglese afferma che il 70% dei DJ intervistati è stato costretto a riqualificarsi in altri campi, parlaci della tua esperienza.
Si, ero a conoscenza di questo studio e, purtroppo, buona parte dei Dj son diventati meno propensi a intraprendere una carriera nell'industria musicale a causa della pandemia. Personalmente non ho mai fatto solo il Dj, o meglio, ho integrato altre figure nel mio lavoro dal 2006 in poi.
Infatti, oltre a fare il Dj, mi occupo di produzioni discografiche, di remix (che mi vengono commissionati da Artisti Nazionali ed Internazionali…Dolcenera, Paola & Chiara, Casino Royale, giusto per citare qualche connazionale), di RadioShow e creazione jingles & spot radiofonici e televisivi.
In più mi occupo di intervistare Dj ed operatori del settore Nazionali ed Internazionali per la rivista Juicy Beats Magazine.Ogni weekend, insieme al mio socio Sergio Matina e a Mauro Pagany, conduco “TendenziA”, la rubrica del programma televisivo “HM” che va in onda su Fashion Music TV.
Potrei dire di esser stato lungimirante e di averci visto lungo, in tempi non sospetti, prevedendo tempi di magra come quelli della pandemia Covid. Ma in realtà svolgo tutte queste attività da sempre perché la musica è la mia passione e la mia vita, e tutto ciò che la riguarda mi vede protagonista.
Link https://youtu.be/KShQ5M9uml4